Annuario TV

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La diretta per l’annuncio di Papa Leone XIV traina gli ascolti dei telegiornali italiani

Giovedì 8 maggio il racconto in diretta dell’elezione di Robert Francis Prevost al soglio pontificio ha fatto segnare ascolti da record per le reti generaliste italiane. Le edizioni straordinarie dei telegiornali dei primi 7 canali sono iniziate, in rapida successione, a partire dalle 18:08, in corrispondenza della fumata bianca dal tetto della Cappella Sistina. Il primo Tg ad avviare la diretta è stato quello di Rai 1, mentre Rete 4 ha offerto la copertura più protratta, giungendo fino alle 20:29. All’interno di questo intervallo temporale, i 7 Tg hanno totalizzato un ascolto medio di 14.4 milioni di spettatori. Svetta, in particolare, la performance di Rai 1, il cui speciale condotto da Laura Chimenti – affiancata dal vaticanista Ignazio Ingrao e da Padre Giulio Albanese – ha registrato ascolti superiori a quelli degli altri 6 canali sommati, catalizzando quasi la metà della platea televisiva italiana. Per quel che concerne i dispositivi utilizzati per seguire la diretta, emerge in modo netto la predominanza dello schermo televisivo; a questo si affianca, tuttavia, una quota consistente di spettatori connessi tramite small screen – perlopiù smartphone – che arrivano a superare, in media, i 300.000 nel caso del Tg1. Considerando, invece, la curva degli ascolti minuto per minuto è possibile apprezzare il graduale incremento degli spettatori, scandito, come detto, dall’attesa fumata bianca (18:08) e poi nuovamente dall’annuncio dell’habemus papam (19:15) e infine dal saluto di Leone XIV, iniziato alle 19:23. Il picco degli ascolti per i primi sette canali è giunto alle 19:28, proprio durante il discorso del Papa: un momento che ha portato davanti allo schermo circa 18.5 milioni di persone: di queste, oltre il 50% erano sintonizzate su Rai 1 mentre quasi 600.000 erano connesse in diretta streaming. Il dato di total audience è rimasto al di sopra dei 18 milioni di AMR fino alle 19:37 ed è sceso al di sotto dei 17 milioni solo dalle 19:45. Un analogo andamento degli ascolti minuto per minuto ha caratterizzato anche il solo versante digital. Ancora una volta, si nota la particolare efficacia della copertura offerta dalla Rai, che registra una notevole impennata di spettatori in corrispondenza dell’affaccio del Papa su piazza San Pietro. Complessivamente, la giornata di giovedì 8 maggio ha fatto segnare un totale di oltre 65 milioni di stream erogati dai device connessi, una cifra significativamente superiore a quella dei giorni precedenti. (Giovanni Ceccatelli)

Tutti i numeri di Mare Fuori 5

Negli ultimi anni il fenomeno culturale di Mare Fuori ha costituito un eloquente indicatore delle tensioni evolutive individuabili tanto nelle formule distributive sperimentate dai broadcaster, quanto nelle abitudini di fruizione del pubblico contemporaneo. In un articolo del 2024, e nuovamente in un’analisi del mese scorso, abbiamo sottolineato l’innovatività della strategia di release proposta da Rai, orientata a una valorizzazione della serie anche al di fuori del tradizionale passaggio lineare. Ad alcuni giorni dall’uscita dell’intera quinta stagione su RaiPlay e dal contemporaneo approdo a cadenza settimanale su Rai 2, possiamo organizzare in un quadro complessivo alcune evidenze circa la performance di Mare Fuori 5. Iniziamo considerando i dati di consumo digital riconducibili ai device connessi. Dal debutto dei primi 6 episodi alla mezzanotte del 12 marzo fino al 2 aprile (il blocco di episodi 7-12 è stato reso disponibile dal 26 marzo), tutte le stagioni di Mare Fuori hanno complessivamente totalizzato 73,6 milioni di legitimate streams e 31,5 milioni di ore di visione. Considerando un analogo intervallo dal momento dell’uscita della stagione precedente nel 2024, si tratta di una flessione del 37% in termini di stream erogati e del 33% per quel che riguarda il tempo speso. Per un’adeguata contestualizzazione dei dati ricordiamo che la quarta stagione della serie contava un totale di 14 episodi – due in più rispetto a Mare Fuori 5 – ed era stata distribuita in un momento cruciale dell’annata televisiva: come accaduto anche nel 2023 con la terza stagione, Mare Fuori 4 aveva occupato la settimana precedente alla partenza di Sanremo il 6 febbraio 2024, andando dunque a sovrapporsi all’evento televisivo più seguito dell’anno in un’amplificazione reciproca di grandissimo impatto. Di seguito proponiamo un confronto visivo dell’andamento delle due stagioni sul piano dei singoli stream erogati. *Fonte dati: Sensemakers. Al netto dei differenti valori assoluti, è opportuno rimarcare una volta di più l’efficacia del modello distributivo in due tranche di episodi – sperimentato, negli ultimi anni, anche da Netflix con serie di particolare risonanza come Stranger Things, You e Lupin – nell’estendere e massimizzare l’engagement del pubblico. Per le ultime due stagioni di Mare Fuori, infatti, il giorno d’uscita del secondo blocco coincide con una netta risalita dei consumi digitali, che tornando poco al di sotto dei valori registrati al lancio dei primi 6 episodi (rispettivamente -1% per la stagione 4 e -3% per la stagione 5 a livello di LS). Passiamo adesso a considerare gli ascolti generati dal passaggio televisivo della serie fino a questo momento. Come anticipato, dal 2023 l’arrivo dell’intera stagione su RaiPlay si sovrappone all’appuntamento settimanale in diretta su Rai 2. Mentre le prime due stagioni avevano aderito a un percorso distributivo tradizionale – con soli due episodi in anteprima digital nel caso di Mare Fuori 2 – oggi la serie costituisce l’esperimento più interessante nel contesto italiano per quel che riguarda la gerarchia tra sfruttamento on demand e lineare. Al momento, i dati a nostra disposizione ci permettono di valutare l’andamento dei 4 episodi già trasmessi su Rai 2: secondo lo standard Total Audience di programma recentemente introdotto da Auditel, l’AMR medio dei 4 episodi si attesta poco sopra il milione di spettatori (1.053), un valore comprensivo del contributo degli small screen in diretta. Seguendo lo stesso criterio di misurazione, i primi 4 episodi della stagione precedente avevano invece totalizzato un AMR medio di 1.279, dato che a sua volta presentava una contrazione se confrontato con il 2023. Per quel riguarda la stagione più recente, tuttavia, siamo adesso in grado di valutare l’andamento degli episodi trasmessi in diretta in modo più ampio, includendo nel dato complessivo del programma anche gli ascolti vosdal (che ricadono, cioè, entro lo stesso giorno dell’emissione televisiva) e quelli differiti nei 7 giorni successivi (TSV). Compiendo questa operazione sui primi due episodi di Mare Fuori 5, entrambi guadagnano circa mezzo milione di spettatori medi, di cui oltre 100.000 circoscritti alle 24 ore successive alla messa in onda. *Fonte dati: Sensemakers. Valori espressi in migliaia. Le metodologie di rilevazione attuali permettono, infine, di sommare i consumi ascrivibili alle anteprime digitali – ovvero agli episodi proposti su RaiPlay prima del loro passaggio su Rai 2 – con il dato lineare tradizionale relativo alla prima messa in onda (segnaliamo che questa cumulazione dei dati risponde ai parametri stabiliti dalla Golden Rule Auditel, pur non costituendo ancora una metrica standard ufficiale). In altre parole, come illustrato di seguito, l’ascolto televisivo live e vosdal della diretta su Rai 2 viene integrato con i consumi on demand effettuati in piattaforma anche nei giorni antecedenti la messa in onda. Secondo questi parametri, i primi quattro episodi della stagione 5 registrano un distacco nei confronti della precedente che oscilla tra il 10% (nel caso dell’episodio 3, I rischi della fiducia) e il 15% (nel caso dell’episodio 2, La ruota gira). *Fonte dati: Sensemakers. Valori espressi in migliaia. Anche in virtù di questi mutamenti sul piano della misurazione degli ascolti TV, un’operazione come quella di Mare Fuori porta nuovamente l’attenzione sulla rilevanza di percorsi di circolazione finalizzati non tanto a sostituire, quanto a integrare il canonico sfruttamento lineare. Vanno in questa direzione, lo ricordiamo, anche i contenuti ancillari della serie, come le cip digital only di #confessioni e i backstage – accorpati in un box apposito su RaiPlay – e le iniziative sul versante social, come la scelta di mostrare in anteprima il primo episodio del nuovo ciclo in una diretta su TikTok. Proprio TikTok si conferma, peraltro, la piattaforma di riferimento della serie: infatti, pur pubblicando un numero minore di post rispetto a Instagram – 44 a 38 in favore del servizio di Meta – TikTok aggrega il 61% dei quasi 1,3 milioni di actions registrate nel mese di marzo. La generalizzata flessione evidenziata in rapporto al 2024 non rende meno vere, a nostro avviso, le osservazioni qui avanzate in merito alla formula digital first, ma piuttosto alimenta l’interesse per le scelte gestionali che attendono la Rai in attesa della sesta stagione, prevista per il prossimo anno. (Giovanni Ceccatelli)

Annuario tv 2024

“Multipolarità. Televisione e streaming verso il mercato maturo”. Annuario 2024 della TV italiana

Il 25 marzo si è tenuto a Roma l’evento Multipolarità: televisione e streaming verso il mercato maturo. Annuario 2024 della TV italiana; la presentazione si è svolta presso la Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato. Giunto nel 2024 alla sua quarta edizione, il progetto Annuario della TV nasce nel 2021, con un primo volume dedicato al rapporto tra televisione e pandemia, seguito da Total TV (2022) e Televisione Resiliente (2023). La ricerca, diretta dal professor Massimo Scaglioni, è realizzata da Ce.R.T.A. in collaborazione con i principali attori del settore a livello nazionale, tra cui Auditel, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers e UPA – Utenti Pubblicità Associati. Anche per l’edizione 2024, il progetto ha ottenuto il patrocinio di AGCOM – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Di seguito sono disponibili per il download le slide mostrate nel corso dell’evento e la rassegna stampa della presentazione. Sei già registrato? Effettua il login

Mare Fuori 5: i dati di consumo on demand dei primi 6 episodi

Dopo i risultati straordinari del 2024 Mare Fuori torna su Rai Play per la quinta stagione, di cui sono stati resi disponibili, dal 12 marzo, i primi 6 episodi; il secondo blocco di episodi arriverà in piattaforma il 26 marzo, in corrispondenza della trasmissione lineare dell’intera stagione su Rai 2. La strategia distributiva digital first avviata da Rai a partire dal 2021 – e poi perfezionata dalla terza stagione nel 2022 – ha finora saputo capitalizzare l’ormai salda familiarità degli italiani con lo streaming senza però inficiare, come già scrivevamo nel 2024, il passaggio televisivo lineare. Sebbene non sia ancora possibile fare un bilancio complessivo della stagione rispetto alla precedente, anche in rapporto allo standard Total Audience nel frattempo introdotto da Auditel, i dati relativi al consumo on demand delle prime puntate offrono già alcuni spunti di riflessione. I numeri di Mare Fuori 5 su Rai Play In primo luogo, il persistente impatto della serie sui consumi in piattaforma è già rilevabile prendendo in considerazione i dati relativi allo standard digitale Auditel nella settimana 9-15 marzo (che copre quindi solo i primi quattro giorni di sfruttamento dei nuovi episodi). Considerando i consumi digitali generati da tutti gli editori rilevati da Auditel, il totale di legitimate streams erogati ammonta a 525 milioni (derivanti per l’80% da contenuti on demand) mentre il total time spent dei device connessi è pari a 64 milioni di ore (riconducibili per il 62% a contenuti on demand), valori sensibilmente superiori alla media annua. Più nel dettaglio, considerando i 26 milioni di ore di visione e 160 milioni di stream erogati da Rai, l’apporto di Mare Fuori 5, tra il 9 e il 15 marzo, è quantificabile in 9,7 milioni di ore viste e 24 milioni di LS. Estendendo invece l’analisi fino all’ultimo giorno monitorato, il 19 marzo, il totale dei nuovi 6 episodi sale a 35 milioni di LS e 14 milioni di ore. È però interessante notare che, per quanto ovviamente dominante, non è solo Mare Fuori 5 a sospingere il volume dei consumi: i dati elaborati da Sensemakers palesano infatti l’effetto di traino e di catalizzatore culturale dei nuovi episodi, che incentivano non solo gli appassionati a rivisitare il finale della quarta stagione, ma anche i neofiti ad immergersi nel mondo di Mare Fuori dal principio. Tra il 12 e il 19 marzo la prima stagione ha complessivamente totalizzato 1,7 milioni di stream – trainati dagli oltre 600,000 LS dell’episodio pilota – per un totale di quasi 640,000 ore di visione, mentre il solo finale di Mare Fuori 4 ha registrato oltre 190,000 mila riproduzioni e 49,000 ore di TTS-D. Il confronto con Mare Fuori 4 Nel confronto con i primi 6 episodi della stagione precedente – distribuiti su Rai Play poco prima dell’inizio di Sanremo – è opportuno ricordare che l’intero percorso di Mare Fuori 4 era stato caratterizzato da numeri record: la stagione, nel suo complesso, aveva già raggiunto 124 milioni di LS e quasi 50 milioni di ore di visione a meno di due settimane dalla distribuzione del secondo blocco di episodi. Concentrandosi sui primi 9 giorni di permanenza in piattaforma dei soli 6 episodi iniziali della quarta stagione, il dato di LS si attestava a 47,6 milioni di stream, mentre le ore di visione superavano i 20 milioni. Rispetto a questi valori, Mare Fuori 5 arretra del 28% in termini di LS e del 34% considerando il tempo di visione. A soffrire in modo particolarmente marcato il confronto con il 2024 sono i primi sei giorni di sfruttamento in piattaforma, mentre gli ultimi giorni analizzati sembrano, almeno in parte, ricucire il divario (-1,4% di LS e -6,8% di TTS-D). Mare Fuori sui social Come già accaduto per le stagioni precedenti, anche con l’uscita di Mare Fuori 5 trova conferma la capacità di Rai di valorizzare la serie tramite i profili ufficiali sui canali social. Nell’arco dell’ultimo mese sono stati pubblicati giornalmente 2,3 contenuti tramite gli account della serie, per un totale di oltre 1 milione di actions. Considerando il numero di contenuti pubblicati è Instagram a detenere il primato; tuttavia, la piattaforma su cui Mare Fuori genera maggiore engagement è indubbiamente TikTok, che aggrega il 66% delle action complessive e quasi 25 milioni di video views. Inoltre, è proprio TikTok ad ospitare i due contenuti più performanti legati alla serie. In termini di actions troviamo al primo posto – con quasi 120,000 interazioni – un breve teaser con l’attrice Clotilde Esposito, mentre totalizza 6,7 milioni di video views l’annuncio della trasmissione integrale del primo episodio della stagione 5 in una live su TikTok con il cast. Al momento, Mare Fuori risulta di gran lunga il contenuto on demand più fruito del mese, staccando in stream erogati Il Grande Fratello e Tradimento (rispettivamente 26 e 17 milioni di LS) e registrando un TTS-D triplo rispetto al secondo classificato, Uomini e Donne (4,7 milioni di ore). Rimane adesso da vedere in che modo i valori sempre molto sostenuti di consumo digital influiranno sull’emissione lineare della serie. Ricordiamo, a questo proposito, che nel 2024 al record di consumi in piattaforma non aveva seguito un sensibile calo di AMR rispetto al 2023: i primi quattro episodi, trasmessi back-to-back il 14 e il 21 febbraio 2024, avevano registrato un ascolto medio di 1,264,000, poco al di sotto dei 1,312,000 spettatori del 2023. Nelle prossime settimane continueremo a seguire l’evoluzione dei consumi della serie e saremo in grado di fornire un bilancio più ampio sulla performance di Mare Fuori 5. (Giovanni Ceccatelli) *Fonte dati: Sensemakers, Auditel

Netflix makes America great again: quasi 6 ore viste su 10 sono di titoli a stelle e strisce

Dal nuovo Engagement Report rilasciato da Netflix qualche giorno fa (qui il comunicato stampa), emerge come più della metà delle ore viste sulla piattaforma tra luglio e dicembre 2024 provenga da titoli prodotti negli Stati Uniti d’America. Nonostante la dichiarata attenzione del gruppo ai contenuti locali, le serie e i film americani – secondo un’analisi di CeRTA per AnnuariodellaTV sulle informazioni rilasciate da FlixPatrol* (che sta assegnando, nella classifica a questo link, ad ogni titolo la relativa nazionalità) – compongono il 59,7% delle ore viste dagli utenti dello streamer a livello mondiale. Gli abbonati – almeno stando ai dati di prima parte (e quindi non verificabili) comunicati da Netflix – continuano a prediligere le produzioni hollywoodiane e se è vero che al primo posto svetta il successo sudcoreano di Squid Games, ben 18 tra i primi 20 contenuti (serie e film) per numero di views rimangono statunitensi. Un fenomeno che, comunque, non deve sorprendere, se si considera che, come rilevato dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, solo nel nostro continente – che ha una delle regolamentazioni più restrittive in fatto di promozione dei contenuti locali – i titoli realizzati in UE abbiano assorbito nel 2023 solamente il 30% del tempo di visione all’interno dei cataloghi. D’altronde, questo squilibrio non è nuovo: si riscontra da decenni anche nel cinema, dove la quota di mercato al box office europeo delle produzioni statunitensi si attesta tradizionalmente intorno al 60%. Il dato USA di Netflix fa comunque riflettere – soprattutto se sommato a quello di altri Paesi di lingua inglese come Regno Unito (5,3%) e Canada (1,5%) – e dimostra ancora una volta lo strapotere del mondo anglosassone nel costruire i cataloghi a propria immagine e somiglianza e nell’orientare le scelte di visione del pubblico globale. America First, Far East second Sempre incrociando i dati Netflix con quelli di FlixPatrol, è possibile costruire una classifica provvisoria dei Paesi in base alle ore viste dei loro contenuti. Se Netflix pone l’America first, al secondo e al terzo posto – anche se a debita distanza – si collocano Sud Corea (con Squid Games e la commedia romantica Love next door) e il Giappone (con la sua industria di anime, quali Dan Dan Dan e Demon Slayer) i quali raggiungono, rispettivamente, una quota pari all’8,9% e al 5,4% del totale orario. Seguono Regno Unito (5,3%) e Spagna (2,4%) che, grazie al medical drama Breathless, all’ottava stagione di Elite e ad un bacino linguistico che attinge per gran parte dall’America Latina, risulta il primo tra i Paesi dell’Unione Europea. Nella parte alta del ranking, ma probabilmente ancora sottorappresentati, vi sono poi alcuni Paesi del Sud globale, come il Messico (1,9%), l’India e la Colombia (entrambe attorno all’1,7%). Alla diciannovesima posizione, spicca la Russia, Paese dove Netflix non è più operativo dall’inizio della guerra in Ucraina, ma i cui prodotti audiovisivi totalizzano quasi 337 milioni di ore viste, per buona parte attribuibili ai cartoni animati Masha e Orso e Booba e alla serie distopica Better than us. Ciò dimostra quanto, nonostante le sanzioni, questo mercato rimanga rilevante per il servizio di streaming, che in tale Paese perse circa 700mila subscribers nel 2022 (non a caso, lo stesso anno nel quale introdusse l’abbonamento con pubblicità). E l’Italia? In leggera crescita rispetto alla precedente rilevazione del primo semestre del 2024, l’Italia supera le 700 milioni di ore (lo 0,8% del totale), collocandosi alla 13esima posizione mondiale. Un risultato più che discreto, se si considera il ridotto mercato linguistico, ma comunque inferiore rispetto a quello di altri Paesi europei di grandezza comparabile, come la Francia (in decima posizione, con l’1,3%) e la Germania (dodicesima, con lo 0,9%). Al primo posto, tra gli original seriali italiani, il drama passionale Inganno, con 131 milioni di ore e 27,2 milioni di visualizzazioni, battuto, in termini di views (ben 43 milioni) solo da un altro titolo italiano: il film thriller Svaniti nella notte. Forte anche l’animazione, con Mermaid Magic, co-produzione internazionale ideata da Iginio Straffi del gruppo Rainbow, che consolida così il successo ottenuto in precedenza, sempre nella stessa piattaforma, da Fate: The Winx Saga. (Nicola Crippa – CeRTA) *La stima delle ore e delle percentuali per Paese di provenienza dei titoli è ancora in fase di elaborazione da parte di FlixPatrol. Man mano che tutti i contenuti nella estremità inferiore del ranking mondiale verranno correttamente attribuiti, i valori potrebbero nei prossimi giorni subire lievi variazioni.

Netflix Makes America Great Again: Nearly 6 in 10 Hours Watched Come from U.S.-Produced Titles

The latest Netflix Engagement Report, released just a few days ago (see the press release here), confirms that over half of all viewing hours on the platform between July and December 2024 were driven by titles produced in the United States. Despite Netflix’s stated commitment to local content, American series and films—according to an analysis by CeRTA for AnnuariodellaTV based on data from FlixPatrol* (which assigns a nationality to each title in its ranking here)—accounted for 59.7% of global viewing hours on the streaming service. At least based on Netflix’s own (and thus unverifiable) first-party data, subscribers continue to favor Hollywood productions. While the top-ranked title is the South Korean hit Squid Game, an overwhelming 18 out of the 20 most-watched titles (both series and films) are American. This dominance shouldn’t come as a surprise, given that, as reported by the European Audiovisual Observatory, even in Europe—where some of the strictest regulations for promoting local content are in place—EU-produced titles made up just 30% of total Netflix viewing time in 2023. This imbalance isn’t new; it has been a fixture in cinema for decades, where U.S. productions have traditionally commanded around 60% of the European box office. Netflix’s U.S. dominance is even more striking when factoring in other English-speaking countries, such as the United Kingdom (5.3%) and Canada (1.5%). Once again, this underscores the Anglo-Saxon world’s outsized influence in shaping global streaming catalogs and dictating audience viewing habits. America First, Far East Second By cross-referencing Netflix data with FlixPatrol, a provisional ranking of countries based on total viewing hours can be compiled. The U.S. leads by a wide margin, but South Korea (bolstered by Squid Game and the romantic comedy Love Next Door) and Japan (driven by its powerhouse anime industry, including Dan Dan Dan and Demon Slayer) take second and third place, though at a significant distance. These two countries account for 8.9% and 5.4% of total viewing hours, respectively. The UK follows with 5.3%, while Spain (2.4%) ranks as the top EU country, thanks in part to the medical drama Breathless, the eighth season of Elite, and its linguistic reach across Latin America. Other notable players in the upper ranks, though likely still underrepresented, include several Global South countries such as Mexico (1.9%), India, and Colombia (both around 1.7%). A particularly intriguing case is Russia, which ranks 19th. Despite Netflix ceasing operations there at the onset of the war in Ukraine, Russian audiovisual content still managed to rack up nearly 337 million viewing hours, largely thanks to animated hits like Masha and the Bear and Booba, as well as the dystopian series Better Than Us. This suggests that, despite sanctions, Russia remains a relevant market for Netflix, which lost roughly 700,000 subscribers in the country in 2022—the same year the platform introduced its ad-supported subscription tier. And What About Italy? Italy saw slight growth compared to the first half of 2024, surpassing 700 million viewing hours (0.8% of the total) and ranking 13th worldwide. This is a respectable result given its smaller linguistic market, though it still lags behind comparably sized European countries such as France (10th place, 1.3%) and Germany (12th, 0.9%). Among Italian original series, the passionate drama Deceitful Love led the pack with 131 million hours watched and 27.2 million views, though it was outperformed in terms of views (a remarkable 43 million) by another Italian title: the thriller movie Vanished into the Night. Italian animation also held strong, with Mermaid Magic, an international co-production created by Iginio Straffi of the Rainbow Group, solidifying the success previously seen on Netflix with Fate: The Winx Saga. (Nicola Crippa – CeRTA) *The estimates for viewing hours and national percentages are still being refined by FlixPatrol. As lower-ranked titles worldwide are correctly classified, these numbers may see slight adjustments in the coming days.

Sanremo 2025: bilancio di un successo

La settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo si è chiusa con numeri che non solo cementano, una volta di più, lo status della manifestazione come principale evento mediale nazionale, ma palesano anche la capacità adattiva del Festival rispetto alle mutevoli abitudini di consumo audiovisivo del pubblico italiano. Dopo il quinquennio segnato dalla direzione artistica e dalla conduzione di Amadeus, capace di trainare il Festival ad alcuni dei dati d’ascolto più elevati dagli anni Novanta, il mandato di Carlo Conti – già alla guida della manifestazione tra 2015 e 2017 – era di mantenere la presa sul rinnovato interesse del pubblico per Sanremo, nel frattempo fuoriuscito dai confini dello schermo televisivo tradizionale e giunto a presidiare anche i device mobili, tanto sull’app di RaiPlay, quanto sulle piattaforme social. Proprio tenendo conto dei differenti canali distributivi su cui si declina, ormai, il prodotto televisivo è possibile fornire un bilancio esaustivo della manifestazione – peraltro caratterizzata, sul piano della misurazione, dalla presenza del nuovo standard di Total Audience Auditel, in vigore da dicembre 2024 – ponendo l’attenzione, al contempo, su alcune tendenze relative all’evoluzione del pubblico del Festival nel tempo. I dati di Total Audience Applicando all’edizione del 2024 l’attuale criterio di misurazione degli ascolti – che include, secondo lo standard di programma, non solo il dato live + vosdal da televisione, ma anche l’apporto degli small screen – il Festival condotto da Carlo Conti risulta prevalere rispetto al precedente Sanremo sia in termini di AMR, sia di share. Cumulando i risultati delle cinque serate, l’edizione 2025 si attesta infatti a 12,5 milioni di ascolto medio contro gli 11,7 milioni del 2024, per una crescita del 6%; a livello di share, il confronto tra le due annualità vede il Festival appena concluso crescere di quasi un punto percentuale sul 2024, 67,1% contro 66,2%. Il raffronto tra le due edizioni si fa tuttavia più interessante prendendo in considerazione le performance delle singole serate, caratterizzate da un costante vantaggio di Sanremo 2025, interrottosi piuttosto bruscamente solo con la finale. Più nel dettaglio, la prima, la seconda e la quarta serata dell’edizione 75 si posizionano al di sopra del summenzionato vantaggio del 6% medio sul 2024 e anche la terza serata – in tutte le metriche la più debole del Festival – registra un +4% sull’ultimo Sanremo condotto da Amadeus. La serata conclusiva, invece, segna una chiara battuta d’arresto, perdendo l’8% sul 2024 in termini di AMR, corrispondente a oltre un milione di telespettatori, dai 14,6 del 2024 (includendo un apporto di circa 300,000 small screen) ai 13,4 del 2025. Al netto di questa flessione rispetto al 2024, anche quest’anno la serata finale si è comunque confermata la più seguita dell’edizione – come accaduto in 26 dei 39 Festival rilevati da Auditel e ininterrottamente dal 2012 – sia in termini di ascolto, sia sul piano della share, che è risultata pari al 73,1%, raggiungendo un picco dell’87,3% durante la proclamazione del vincitore. L’evoluzione del pubblico di Sanremo Per quel che concerne la composizione del pubblico del Festival nel 2025 è importante sottolineare, in primo luogo, un elemento di continuità con l’annata precedente, che risulta perfettamente allineato alle tendenze demografiche già osservate, negli ultimi anni, all’interno della platea televisiva e della società italiana in senso lato. Si nota, infatti, che il segmento di pubblico con almeno 45 anni di età contribuisce per il 65% all’ascolto medio del Festival, un dato pressoché analogo a quello registrato nel 2024; allo stesso modo, rimane stabile l’età media degli spettatori, che si attesta a 52 anni, a fronte di un’età media italiana giunta ormai a poco meno di 49 anni. Vale la pena osservare, però, che sebbene le fasce di pubblico adulto risultino le più nutrite in valore assoluto, in termini di incremento percentuale l’AMR ha registrato tra i giovani la crescita più marcata rispetto al 2024. In particolare, la variazione più sensibile ha riguardato i bambini di età tra i 4 e i 7 anni (+31%), seguiti dal segmento 8-14 (+14%) e 15-24 (+12%), mentre la fascia 25-34 risulta l’unica segnata da una contrazione rispetto all’edizione precedente (-9%). Queste evidenze trovano conferma anche considerando i dati di share rapportati all’edizione 74, che palesano un particolare dinamismo tra i bambini tra i 4 e i 7, cui si oppone una lieve contrazione nei segmenti 25-34 (-1,6%) e 65+ (-0,5%). Sempre in relazione al dato di share, è opportuno sottolineare ulteriormente la rilevanza del pubblico giovane, che sebbene non quantitativamente maggioritario registra i valori più elevati: proprio come nel 2024, la fascia 15-24 ottiene la share più elevata sulle cinque serate, con una media dell’84% e un picco dell’88% nella finale. È di poco inferiore – come nell’edizione precedente – il dato dei ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, con una share media giunta all’80%. Al polo opposto, anche in questo caso in linea con l’edizione precedente, si posiziona la coorte anagrafica più numerosa, quella degli over 65, la cui share media si ferma appena sotto il 60%. Il ruolo dei device connessi in diretta Come anticipato, il nuovo standard di Total Audience sviluppato da Auditel tiene conto dell’apporto degli small screen e di tutti i dispositivi connessi, che vanno a sommarsi – in forma individualizzata – agli ascolti televisivi tradizionali. Nel 2024 le cinque serate del festival avevano registrato una media di circa 300,000 spettatori connessi in diretta tramite pc, tablet o smartphone: nel 2025 il dato cresce del 24%, arrivando a quota 376,000 spettatori e contribuendo per il 3,1% degli ascolti complessivi  – con un picco del 3,4% nella serata conclusiva – per una media di 568,000 device connessi nel minuto medio (comprensivi delle connected tv). Per avere una misura della crescita del consumo televisivo da schermi connessi negli ultimi anni si tenga presente che al termine di Sanremo 2022 il dato complessivo di AMR-D risultava ancora di poco superiore ai 220,000 dispositivi. Complessivamente, nell’arco delle cinque serate, i device connessi hanno erogato un totale di quasi 17 milioni di legitimate streams per i contenuti in diretta …

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La sfida della Multipolarità

La scommessa di una “televisione resiliente”, sulla quale abbiamo puntato alla fine dello scorso anno, si conferma puntualmente quest’anno. Ma, nel quadro complessivo, sono intervenuti altri mutamenti di rilievo. Con la stagione 2023-24, possiamo dire che si conclude un’epoca, significativamente iniziata quarant’anni fa. Nel 1984, con la fondazione di Auditel, e poi, due anni dopo, con l’inizio delle rilevazioni degli ascolti, va definendosi il quadro duopolistico che ha caratterizzato quattro decenni di storia televisiva. L’approdo alla Total TV – significativamente legato alla misurazione della “Total audience”, ovvero del consumo su tutti i device e piattaforme combinando il metodo censuario e campionario – segna anche un passaggio verso un mercato più maturo, caratterizzato dalla multipolarità, che è il segno dell’Annuario 2024. L’esercizio interpretativo che abbiamo provato a fare quest’anno riguarda appunto la lettura a nostro avviso più efficace di questa multipolarità. Partiamo dall’assunto, variamente evidenziato anche negli scorsi Annuari, che riguarda il ruolo cruciale del contenuto di produzione originale, nel vasto range di generi che caratterizza l’offerta audiovisiva. Se escludiamo le news (che, almeno per i principali telegiornali nazionali, continuano a rappresentare un rituale quotidiano per milioni di famiglie italiane, parte essenziale del più ampio rituale della fruizione lineare) e lo sport (che punteggia l’offerta di eventi, talvolta anche eccezionali, come accade per i principali appuntamenti calcistici, o per le Olimpiadi appena concluse), i contenuti di produzione originale nella macro-area dell’unscripted (ovvero: Game, Talk, Entertainment, Factual, Docu, Talent/Reality/Dating, Magazine, Infotainment e Contenitore, secondo il consolidato standard CeRTA) e in quella dello scripted (Serialità, Film per la TV e le piattaforme, Docu-drama, Kids & Early Teens) si confermano come la motivazione principale del consumo di TV, sia nei casi di prodotti più mainstream che di nicchia. Content is still the king, si potrebbe dire. Lo dimostra il grafico qui sotto (cfr. Fig 1) che, sulle principali reti nazionali prova a isolare il valore aggiunto della produzione originale nella generazione di ascolto (qui espresso come variazione percentuale sulla share media in relazione alle share delle reti). Nel caso del servizio pubblico, Rai2 è il canale i cui contenuti di produzione ottengono un ascolto superiore del +30% rispetto alle performance della rete, mentre per Rai3 si osserva una variazione del +3%. Per quanto riguarda l’ammiraglia Rai1, la share media della produzione originale è invece molto vicina a quella del canale proprio perché la sua offerta si compone prevalentemente di contenuti di produzione. Considerando Mediaset, i programmi originali di Canale 5 ottengono un ascolto superiore del +7% rispetto alla media di rete, quelli di Rete 4 del +19% e quelli di Italia 1 del +34%. Anche La7 e Nove mostrano un vantaggio significativo delle produzioni originali, con variazioni rispettivamente del +35% e del +49%. Il grafico riportato qui sopra deve essere letto in continuità con il successivo (cfr. Fig 2), che definisce le posizioni delle principali reti (e delle piattaforme SVOD) in relazione alle caratteristiche principali della propria offerta originale. Cosa emerge da questo esercizio interpretativo? Ancor più dei dati d’ascolto, questa visualizzazione dei “posizionamenti dell’offerta” spiega, ancora di più, la centralità della TV e dell’audiovisivo nel sistema dei media. Una centralità che è frutto, in primo luogo, della quantità, ricchezza e varietà dell’offerta originale (quasi 18mila ore di contenuto originale, fra scripted e unscripted, nel corso della stagione, al netto di repliche). Ma non si tratta solamente di quantità e ricchezza di contenuto. La mappa (cfr. Fig 2) è costruita su due assi. Sull’asse delle x, è stato considerato il numero di generi che ciascun contenitore (rete o catalogo) presenta nella propria offerta originale scripted e unscripted. Insomma, una duplice polarità fra un modello di offerta molto diversificato (quello che oggi potremmo intendere per “generalismo”) e uno invece molto focalizzato, per esempio su uno o pochi generi (che oggi caratterizza non solamente le reti tematiche, ma più in generale anche le piattaforme SVOD). Sull’asse delle y, invece, abbiamo classificato i diversi generi presenti nell’offerta originale dei contenitori (reti o cataloghi SVOD) sulla base dell’attitudine del genere a un approccio più emotivo (è il caso, per esempio, del Talent-Reality-Dating o dell’Entertainment) o più cognitivo (come nel Talk o nel Docu). A nostro parere, questa mappa mostra due aspetti importanti dello scenario dell’offerta contemporanea. Essa spiega, in primo luogo, la resilienza della TV. La televisione (includendo ora l’insieme dell’offerta dello streamcasting) continua a raccogliere un vasto interesse perché dà risposta a bisogni e attitudini di consumo differenti, che possiamo identificare in quattro aree: la televisione offre una sincronizzazione giocata sui temi della distensione e della leggerezza, col suo basso continuo di prodotti di intrattenimento. Ma la televisione propone, al contempo, coi suoi generi più cognitivi, una varietà di finestre sul reale destinate ad alimentare la sfera pubblica. Attraverso una serie di offerte più specializzate, che sembrano attagliarsi ai gusti di molteplici nicchie, l’offerta audiovisiva contribuisce a una distinzione d’evasione, incrociando interessi e motivazioni di visione specifici. Ma anche a rispondere a specifici bisogni di approfondimento sull’attualità. È la complessità e l’articolazione di questa offerta la ragione principale della resilienza. Non sfugga però, in questa rappresentazione, un secondo aspetto. Come si può vedere dai diversi pianeti, e dalle galassie dei diversi editori, l’offerta rappresenta chiaramente un universo multipolare. Se gli editori tradizionali sembrano presidiare meglio il versante della sincronizzazione (il palinsesto come un rituale condiviso), altri editori televisivi e, soprattutto, le piattaforme rispondono al desiderio di differenziazione e distinzione (ovviamente anche in relazione alle modalità distributive non lineari). Visto da questo punto angolo, si capisce come la multipolarità dell’offerta audiovisiva nazionale, distesa fra broadcasting e streaming, è ormai un punto di non ritorno, mentre il duopolio appartiene a un’età ormai conclusa della storia della televisione. (Massimo Scaglioni)

Workshop di presentazione dell’Annuario 2024 della TV italiana

Giovedì 5 dicembre 2024 alle ore 10.30 presso la sede dell’Università Cattolica di Milano si terrà il workshop “MULTIPOLARITÀ. Televisione e streaming verso il mercato maturo“, dedicato alla presentazione dell’Annuario 2024 della TV italiana. Dopo l’introduzione del Prof. Massimo Scaglioni, l’incontro vedrà gli interventi di Fabrizio Angelini (Amministratore Delegato Sensemakers), Rosario Donato, (Direttore Generale Confindustria Radio Televisioni), Emilio Pucci (Direttore eMedia), e Alessandra Rossi (Global Ad Intel Product Strategy Leader Nielsen), che analizzeranno e commenteranno le principali tendenze presentate nella nuova edizione del volume. Seguirà una tavola rotonda moderata dal Prof. Massimo Scaglioni incentrata sulle sfide odierne della multipolarità per i broadcaster, i produttori e il mercato. Parteciperanno alla discussione: Federico Di Chio (Direttore Marketing Strategico Gruppo Mediaset), Roberta Lucca (Direttrice Marketing Rai), Aldo Romersa (VP Programming Warner Bros. Discovery) e Chiara Sbarigia (Presidente APA – Associazione Produttori Audiovisivi). Giunta alla sua quarta edizione, la ricerca alla base del progetto Annuario della TV – inaugurata nel 2021 con un’edizione dedicata al rapporto tra televisione e pandemia, proseguita nel 2022 con il volume Total TV e nel 2023 con Televisione Resiliente – è diretta dal Prof. Massimo Scaglioni ed è realizzata da Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) in collaborazione con partner di primaria importanza del settore a livello nazionale, come Auditel, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers, UPA – Utenti Pubblicità Associati. Inoltre, anche quest’anno il progetto ha ottenuto il prestigioso patrocinio di AGCOM – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’evento è in programma per giovedì 5 dicembre 2024 alle ore 10.30 presso l’aula G.127 Pio XI dell’Università Cattolica di Milano in Largo Gemelli 1. Per motivi organizzativi è richiesto a chi desidera partecipare la propria conferma all’indirizzo email: certa@unicatt.it Scarica QUI la locandina dell’evento.

Evento di presentazione del volume “L’Italia secondo Auditel”

È in programma per lunedì 25 novembre 2024 alle ore 17.30 presso la Sala Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna l’evento di presentazione del volume a cura di Massimo Scaglioni “L’Italia secondo Auditel. Quarant’anni di ricerca sul pubblico della tv e dei media”, edizioni Il Mulino. Fondata nel 1984, Auditel ha compiuto i suoi primi quarant’anni di vita. In quattro decenni, la società che misura gli ascolti della TV ha rappresentato uno specchio, ma anche un fattore cruciale di trasformazione dell’intero sistema mediale nazionale. In un momento di forte cambiamento della televisione, ma anche del Paese, la fondazione di Auditel ha fatto nascere il concetto stesso di audience. Da quel momento, ogni passaggio importante nella storia della TV è segnato da un’evoluzione nel modo di pensare e misurare il pubblico, con Auditel che è cartina di tornasole dei cambiamenti che hanno caratterizzato i media, la società e la cultura popolare nazionale. Adottando una molteplicità di sguardi e metodologie, il volume estende la propria indagine a un’inedita storia culturale e sociale della televisione in Italia, dagli anni del «duopolio» RAI-Fininvest/Mediaset alla odierna Tv delle piattaforme, dello streaming e della total audience. Durante l’incontro dialogheranno con il Professore Massimo Scaglioni, Direttore del Centro di Ricerca Ce.R.T.A., Riccardo Brizzi, Professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università di Bologna dove dirige il Dipartimento delle Arti, Giacomo Manzoli, Professore ordinario di Cinema, Fotografia, Televisione presso l’Università di Bologna e Presidente della Consulta Universitaria del Cinema (CUC), e Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente di Auditel. La partecipazione è libera e gratuita, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per confermare la propria presenza si prega di scrivere a segreteria.certa@unicatt.it. Maggiori informazioni sono disponibili qui o scrivendo all’indirizzo segreteria.certa@unicatt.it. Scarica qui la locandina dell’evento