Annuario TV

Unscripted: la spina dorsale del broadcasting

Nell’Annuario 2023 si trova, come di consueto, una dettagliata analisi sull’andamento dell’offerta e della produzione unscripted nel corso dell’annualità, che è frutto della ormai consolidata collaborazione fra CeRTA e APA (Associazione Produttori Audiovisivi). L’unscripted – che sarebbe riduttivo confinare al solo “intrattenimento”, ma che comprende una varietà di generi ormai chiaramente classificati secondo lo standard CeRTA, che prova a superare le difficoltà di “codificazione” dei prodotti che avviene, nell’industria, secondo modelli interni a singoli broadcaster e, dunque, difficilmente confrontabili – costituisce la spina dorsale dell’offerta audiovisiva delle reti lineari e, in misura crescente nel corso degli ultimi anni, anche degli operatori OTT. Le ore di prodotto originale unscripted, misurate sul cosiddetto first run (ovvero al netto delle repliche), costituiscono una delle ragioni fondamentali della persistente popolarità e “resilienza” della televisione. L’unscripted svolge infatti innumerevoli funzioni che rappresentano il punto di forza e di attrattività dello schermo domestico lungo varie direttrici: i prodotti di intrattenimento sono in grado di generare “eventi” ma costituiscono, al contempo, il basso continuo “estensivo” (ovvero generativo di coperture estese in termini orari) della programmazione, non solo del prime time: se consideriamo le produzioni originali unscripted delle reti commissioner (ovvero dei canali che realizzano contenuti originali) e anche delle piattaforme OTT, nell’annualità 2022-23 sono state realizzate 17.200 ore di intrattenimento, quasi duemila ore al mese, segno di una particolare vitalità del mezzo in termini di offerta originale.  L’unscripted realizzato per le reti lineari – che registra un incremento del 7% rispetto all’Annuario 2022 – continua dunque a rappresentare il fulcro dell’offerta, sebbene gli investimenti su questo comparto crescano in modo relativo nel corso degli anni. Una “crescita lenta” negli investimenti che sembra riflettersi nella dinamica di incremento dei contenuti rilevata quest’anno: sulle reti lineari, infatti, si segnala una forte ripresa nel numero delle ore prodotte (+7% rispetto alla scorsa annualità), ma un lieve calo nel numero dei titoli (-3%): insomma, all’intrattenimento si chiede di costituire la colonna portante dell’offerta delle reti grazie a un ampliamento delle durate, a (quasi) parità di investimenti. La riduzione del numero di titoli realizzati riguarda in particolare la cosiddetta “produzione interna” ai broadcaster, ovvero quella che non vede coinvolta una società di produzione indipendente. Sul versante della produzione indipendente di intrattenimento i segnali sono invece tutti positivi, a testimonianza della vitalità del rapporto di commissioning: la produzione indipendente unscripted cresce infatti rispetto allo scorso anno sia nel numero di titoli (+4%) sia, soprattutto, nelle ore realizzate in quasi tutte le fasce orarie (+19%), sebbene lo specifico delle case di produzione resti ovviamente il prime time, ove si concentrano i maggiori investimenti (e, naturalmente, le audience più numerose). La produzione indipendente si conferma particolarmente vitale per le reti generaliste, quelle che producono in assoluto più contenuti, anche destinati ai pubblici più ampi (+14% rispetto all’annualità 2021-2022). Un po’ meno positivo appare, invece, lo scenario dell’offerta multichannel, composta da tutte le reti attive nella produzione di contenuto originale oltre alle prime sette reti del LCN (o del telecomando): in questo caso il dato positivo, seppur risicato, riguarda solo le ore realizzate (+2% rispetto alla scorsa annualità), ma non il numero di titoli (che si restringono di un -10%). E veniamo al vero oggetto di attenzione di questi ultimi anni, la produzione originale unscripted delle piattaforme OTT. Sul versante degli streamer sembra acquisita la consapevolezza che solamente il prodotto originale, anche di produzione nazionale, consenta di costruire una relazione durevole con sottoscrittori e, più in generale, spettatori (anche alla luce della maggiore varietà dei modelli di business, che iniziano a includere la raccolta pubblicitaria). L’annualità 2022-2023 segnala, sotto questo punto di vista, un doppio semaforo verde per gli streamer: aumentano sia i titoli destinati alle piattaforme (+22% rispetto alla scorsa annualità) sia le ore di prodotto (+5%), con particolare vitalità della produzione indipendente (+24% nel numero di titoli, +30% nelle ore prodotte). La ragione di questa crescita, che porta l’intrattenimento originale delle piattaforme a raggiungere 355 ore di prodotto nel corso dell’anno, per quasi un centinaio di titoli (96 per la precisione), è duplice. Da un lato, anche quest’anno il panorama dei soggetti attivi nel commissioning è cresciuto: si accendono infatti “nuovi” player, ovvero soggetti che decidono di investire in produzioni originali di intrattenimento, come il neonato Paramount+ e, per la prima volta, Now. C’è poi la costante crescita di soggetti già attivi da alcuni anni, come Amazon Prime Video (+123% rispetto alla stagione precedente) e RaiPlay (per i contenuti digital only, +34%). Il volume orario degli streamer migliora comunque per quasi tutti i player. Certamente, il modello produttivo OTT si differenzia enormemente da quello delle reti lineari, che devono coprire ampie fasce di palinsesto con prodotti molto differenziati dal punto di vista degli investimenti (si oscilla da prodotti unscripted che costano poche decine di migliaia di euro per ora a prodotti dagli investimenti dieci volte più ampi). Sebbene con grande cautela, testimoniata dal volume complessivo che rimane certamente limitato (poco più di 350 ore di intrattenimento originale), la produzione unscripted OTT fa dunque qualche piccolo ma significativo passo in avanti. L’analisi dei generi che sostanziano l’offerta ci permette di comprendere bene la varietà di funzioni svolte dall’unscripted per i diversi modelli che abbiamo citato, che restano piuttosto bene differenziati sul piano quantitativo e qualitativo: le sette reti lineari generaliste, le reti lineari del panorama allargato multichannel, e le piattaforme VOD. Vero protagonista per la sua dinamicità dimostrata in questi anni, il Docu – nelle sue varie declinazioni – esonda dagli spazi delle piattaforme per approdare più decisamente sulle reti generaliste (con una forte crescita in termini di titoli, quasi sessanta). Complessivamente il Docu si conferma il genere “intensivo” per eccellenza: produce oltre duecento titoli, sebbene risulti molto più limitato in termini di ore. Sul piano estensivo, specie per le reti generaliste, dominano i generi in grado di coprire ampie ore del palinsesto: in primis il Talk (oltre 3500 ore di prodotto), l’Infotainment (quasi 3500 ore) e il Magazine (in crescita con oltre tremila ore). L’altra tendenza rilevante riguarda – in una direzione in …

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Total Audience: cresce la fruizione digitale sulle piattaforme BVOD

La stagione televisiva 2022-2023 è stata caratterizza da tendenze dei comportamenti di fruizione molto evidenti che potrebbero venir confermate anche nell’immediato futuro: la “resilienza” della TV lineare è stata accompagnata da una forte crescita della fruizione digitale dei broadcaster (rilevata dalla Total Audience) e da una sostanziale stabilità del traffico “non riconosciuto”. Proprio l’analisi del traffico “non riconosciuto” rappresenta dal punto di vista della ricerca la novità più interessante poiché l’osservazione del suo andamento (il primo rilascio dei dati ricordiamo che risale al maggio 2022) ha consentito di cominciare ad illuminare tutto un insieme di fenomeni e, alle volte, anche di cominciare di sfatare una serie di luoghi comuni che iniziavano a sedimentarsi in mancanza di evidenze scientifiche. Nella stagione televisiva 2022-2023 il tempo speso nella fruizione digitale dei contenuti dei broadcaster televisivi è aumentato del 27% (al netto di Dazn che è entrata nel perimetro di misurazione solo a partire da agosto 2022). La crescita della fruizione digital live (ovvero in diretta) è stata più che proporzionale a quella della fruizione VOD e si è ancora di più concentrata nella visione dei cosiddetti Full Content (ovvero puntate/episodi integrali dei programmi messi in onda e non clip o contenuti originali) che ora assorbono l’88% del totale Tempo Speso. Tutti elementi che identificano un consumo digitale sempre più alternativo e non solo complementare rispetto a quello lineare. E la stagione ha fornito più di una testimonianza della portata potenziale del cambiamento in atto: il vero e proprio caso di studio è stato rappresentato dalla terza stagione di Mare Fuori che, coraggiosamente lanciata prima su RaiPlay e poi sulla TV lineare, ha registrato un successo senza precedenti: con 4,3 miliardi di minuti il consumo digitale in termini di Tempo Speso è stato quasi 4 volte superiore a quello lineare che è rimasto stabile rispetto alle stagioni precedenti (l’AMR lineare della terza stagione, cioè, è risultata allineata a quella delle stagioni precedenti). Incrementi significativi si sono tuttavia registrati anche su programmazioni standard, Temptation Island in onda alla conclusione della stagione ha visto un incremento del TTS digital del 21% rispetto a quello lineare e anche prodotti molto tradizionali della Rai come Che Dio ci aiuti o Il Paradiso delle Signore hanno registrato incrementi significativi. In attesa degli ulteriori sviluppi della Total Audience che contribuiranno ad illuminare e valorizzare ancor meglio i consumi digitali sembra opportuno continuare ad approfondire le analisi. È infatti palese che la fruizione digitale per tipologia di utilizzatori, modalità e interazioni con gli schermi continui a differenziarsi da quella televisiva lineare. Focalizzarsi soltanto sull’ 1% o 2% di AMR incrementale medio (valore tra l’altro simile a quello rilevato in altri mercati) basandosi sul calcolo del tempo speso in tutto l’arco della giornata, rischia di sottostimare la reale portata del fenomeno in atto. Se i dati da un lato sembrano confermare la forza dei contenuti “core televisivi” e l’utilizzo delle piattaforme digital da parte dei broadcaster in una logica prevalentemente di catch up tv, dall’altro lasciano intendere che il presidio dei contenuti “short form” è sempre di più appannaggio delle piattaforme. È infatti indiscutibile che l’altro fenomeno rilevante nel mercato del video online sia rappresentato dalla crescita dei consumi di contenuti “short form” generata soprattutto da operatori internazionali. Il consumo di video brevi con smartphone, tablet e pc è infatti esploso durante il periodo pandemico per poi stabilizzarsi ma in termini di tempo speso questo mercato continua ad essere dominato dai player stranieri (YouTube e TikTok su tutti) con una quota complessiva di TTS pari al 92%. Pur comprendendo il bisogno di trovare un equilibrio tra costi (“clippizzazione” dei contenuti e produzioni originali sono onerose) e redditività (molti contenuti brevi e originali dei broadcaster non raggiungono soglie di consumo rilevanti e si “bruciano” molto rapidamente dopo la pubblicazione), si potrebbero sperimentare alleanze distributive con operatori digitali nazionali con reach elevate o nuove iniziative editoriali per cercare di incrementare la presenza dei broadcaster sui contenuti brevi. Emblematica in questo senso è stata l’esperienza di “La7 Intanto” (contenitore di clip d’attualità) che da aprile ha triplicato le visualizzazioni online puntando su contenuti short-form e di natura tipicamente internettiana. Fatte salve le debite differenze dovute alla diversa tipologia di contenuti e del ciclo di vita dei consumi è infatti evidente che, soprattutto per le nuove generazioni, si possono sviluppare forti sinergie tra la fruizione delle due forme (long e short) di formati e che la capacità di profilazione e di erogazione multi-device costituiscono importanti vantaggi competitivi tanto più in un momento in cui cresce l’utilizzo delle TV connesse anche per la visualizzazione dei contenuti brevi.

Londra – The Future of TV Advertising Global

Il 5 e 6 dicembre si è tenuto a Londra il consueto evento organizzato da Adwanted Events incentrato sui trend di evoluzione della pubblicità televisiva a livello globale. In particolare la presentazione di Ampere Analysis ha evidenziato il deciso rallentamento delle nuove sottoscrizioni alle piattaforme di streaming e la crescita prevista della componente pubblicitaria nei prossimi anni. Link al sito dell’evento: https://www.adwantedevents.com/FTVAGlobal

Confindustria Radio Televisioni celebra dieci anni di attività

Il 30 novembre si è svolta a Roma l’Assemblea generale di Confindustria Radio Televisioni dal titolo “Diffondiamo valore”. Un’occasione per fare il punto sulle attività dell’Associazione di categoria dei media televisivi e radiofonici italiani e celebrare i suoi primi 10 anni confrontandosi con interlocutori istituzionali e politici. Link al comunicato stampa: https://www.confindustriaradiotv.it/10-anni-crtv-siddi-e-gli-interlocutori-istituzionali/

Evento FCP-ASSOTV: THE NEW TV AdAge

Il 28 novembre si è tenuto all’Enterprise Hotel di Milano l’evento “The New TV AdAge” organizzato da Fcp-AssoTv “The New TV AdAge: Ad-vanced, Ad-vantage, Ad-tention”, momento posto a chiusura dell’anno per raccontare i nuovi equilibri nel mondo televisivo, le nuove regole del gioco e alcuni temi caldi come la qualità e l’attenzione del contenuto. Fabrizio Angelini, Ceo di Sensemakers, e Massimo Scaglioni, direttore del CeRTA e Professore Ordinario di Storia ed Economia dei Media presso Università Cattolica di Milano hanno presentato alcuni importanti dati riguardanti il nuovo equilibrio tra broadcaster e streaming e la sempre più centrale rilevanza del Total Video. Le parole chiave dell’intervento, che hanno poi accompagnato il dibattito nelle successive tavole rotonde, sono state: Quantità, Qualità, Ritualità e Innovazione. E’ possibile scaricare la presentazione direttamente dal sito FCP al seguente link: https://www.fcponline.it/wp-content/uploads/2023/11/Total-Video-Nuovo-scenario-di-Mercato.pdf

Presentato in Senato il sesto rapporto Auditel-Censis

Il 14 novembre il Presidente di Auditel Andrea Imperiali e il Presidente del Censis Giuseppe De Rita hanno presentato presso il Senato della Repubblica il sesto Rapporto Auditel – Censis: “La nuova Italia televisiva. Sorpasso delle Smart Tv sui televisori tradizionali. Gli schermi connessi sono 97 milioni. Aumenta la fruizione in streaming dei network nazionali”.  Crescono anche quest’anno gli schermi nelle case degli italiani, soprattutto le TV connesse a Internet. Per la prima volta, la maggior parte delle famiglie italiane possiede almeno una TV connessa e le Smart Tv hanno superato gli apparecchi tradizionali. Rapporto Auditel-Censis 2023

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Intrattenimento, fiction, informazione e sport fra broadcasting e streaming