Una stagione di assestamento, un nuovo equilibrio. È questo il segnale più evidente che sembra emergere dai dati dell’Annuario 2023, quello che arriva a lambire, all’inizio del nuovo anno, il settantesimo anniversario delle trasmissioni regolari in Italia.
Allora, il 3 gennaio del 1954, nasceva il broadcasting televisivo nazionale, sull’esperienza trentennale di quello radiofonico. Settant’anni dopo, nell’annualità 2022-2023 (settembre ‘22 – agosto ‘23), il broadcasting televisivo sembra aver raggiunto una fase di assestamento dopo una di inedita e dinamica mutazione. Lo si segnalava con chiarezza nell’Annuario 2022, intitolato non a caso “Total TV”: dopo il periodo di forte accelerazione legata anche alla pandemia, oltre che al “secondo switch off ” che ha esteso fortemente la presenza dei televisori connessi nelle case degli, la Total Tv si caratterizza per una stabile e simbiotica convivenza fra broadcasting tradizionale e piattaforme di streaming che puntano sulla flessibilità e la personalizzazione del consumo in assenza del palinsesto.
Se sul piano dell’offerta la convivenza fra broadcasting e streaming diventa sempre più marcata ed accessibile grazie alle Smart TV, l’annualità 2022-2023 inizia a settembre con quella che possiamo definire una vera e pro pria cartina di tornasole del nuovo assetto dell’industria. Dal 2 maggio 2022, infatti, Auditel realizza in Italia un fondamentale passo nella direzione della chiarezza e della trasparenza della misurazione consegnata al mercato: lo scorporo dal computo della misurazione generale di tutti quegli ascolti cosiddetti “non riconosciuti”, che non sono cioè attribuibili ad alcuna delle reti lineari censite. Tecnicamente la misurazione dell’ascolto “non riconosciuto” sancisce ufficialmente la nascita della Total TV, ovvero la convivenza sul televisore domestico di consumi che eccedono il broadcasting lineare nato settant’anni prima: si tratta di consumi compositi, che comprendono gli utilizzi di device esterni come consolle di gioco o dvd/blu-ray player, browsing di contenuti online e, ovviamente, gli ascolti riconducili alle piattaforme OTT che non hanno ancora richiesto una misurazione comparabile (dunque, in particolare, tutti gli attori SVOD, come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Paramount+…).
Con la partenza dell’annualità dunque, nel settembre del 2022, sono stati resi disponibili da Auditel due panieri di ascolto: quelli del “Totale TV”, ovvero di tutti gli ascolti “riconosciuti” e attribuibili alle reti nazionali generaliste e multichannel, compresi i canali satellitari e a pagamento; e quelli “non riconosciuti”, che danno per la prima volta una misurazione esatta anche delle piattaforme (sebbene senza distinzioni fra singoli player). Per l’intera annualità 2022-23, dunque, è stato possibile misurare i rapporti di forza fra ascolti “riconosciuti” (il broadcasting) e “non riconosciuti”. Come si può osservare dal grafico, l’ascolto “non riconosciuto” oscilla, nell’annualità, da un minimo del 16% dell’ascolto complessivo (a ottobre ’22) a un massimo del 18% (per esempio a dicembre ’22, e poi a gennaio e marzo ’23). Con le sue classiche stagionalità, il broadcasting delle reti tradizionali lineari, così come si è andato definendo dopo la fase di approdo all’ “abbondanza” seguita al “primo switch off ” del 2012, mostra una sostanziale forza resiliente. Settant’anni dopo, il consumo domestico che passa attraverso il televisore (Smart o, ancora, di vecchia generazione) è per oltre l’80% rappresentato dai canali lineari, con un ascolto medio giornaliero (AMR) che oscilla da 7,2 milioni di individui (giugno 2023) a quasi nove milioni di individui (febbraio 2023, in coincidenza con l’iper-consumo del Festival di Sanremo). Nel nuovo scenario andato assestandosi, nel contesto della Total TV caratterizzata dalla convivenza di broadcasting e streaming, la Tv lineare acquisisce lo status di una TV resiliente.