Annuario TV

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Il servizio pubblico in Italia nell’età delle piattaforme: un equilibrio complesso tra innovazione e tradizione

Nel corso della sua storia il servizio pubblico televisivo ha attraversato diverse fasi di trasformazione tecnologica e sociale, svolgendo da sempre un ruolo fondamentale per la cultura e la società europea. Tuttavia, il recente processo di platformization dell’industria mediale ha prodotto delle sfide inedite per gli editori di servizio pubblico. In risposta a questa situazione, la tv pubblica ha iniziato un graduale percorso di ridefinizione dei propri obiettivi, guidata dalla necessità di adattarsi al mutato contesto e di preservare al contempo i suoi principi identitari, come ad esempio quello di garantire a tutti i cittadini l’accesso a una gamma diversificata di contenuti. È questo il principale oggetto di studio di PSM-AP, un ambizioso progetto di ricerca internazionale di durata triennale che analizza attraverso un approccio comparativo come i servizi pubblici nazionali si stanno attrezzando per mantenere la propria rilevanza in uno scenario televisivo sempre più dominato dalle grandi piattaforme di streaming. Sostenuto dal programma di co-finanziamento CHANSE ERA-NET e guidato dalla Prof. Catherine Johnson (Università di Leeds, Regno Unito), il progetto PSM-AP si articola in diverse fasi e coinvolge sei paesi: Belgio (RTBF, VRT), Canada (CBC), Danimarca (DR, TV 2), Italia (RAI), Polonia (TVP) e Regno Unito (BBC, Channel 4, ITV). L’obiettivo del primo step della ricerca è stato quello di analizzare l’impatto che l’ascesa delle piattaforme sta avendo sulle policy aziendali dei media di servizio pubblico (PSM) e sulle normative che disciplinano il settore nei diversi paesi oggetto di studio. Il policy brief italiano “La transizione digitale del Servizio pubblico in Italia” è stato redatto dal Prof. Massimo Scaglioni, co-investigator del progetto PSM-AP, insieme ai ricercatori Antonio Nucci e Mattia Galli. Nel documento pubblicato recentemente vengono presentate in sintesi le evidenze emerse dall’analisi delle norme vigenti, delle convenzioni e dei contratti di servizio, delle relazioni annuali delle autorità regolatorie e più in generale del dibattito pubblico in corso. Le risorse e i documenti analizzati per questo primo step della ricerca evidenziano come nel contesto italiano le questioni riguardanti l’universalità, la riduzione del divario digitale e lo sviluppo tecnologico siano di fondamentale importanza per il servizio pubblico. Una delle attuali sfide per Rai consiste infatti nel farsi motore di innovazione senza mai tralasciare il suo tradizionale compito di non lasciare indietro nessuno. Per innovarsi e competere con le grandi piattaforme, l’editore ha recentemente sviluppato nuove strategie, come ad esempio l’utilizzo del proprio ambiente online come prima finestra distributiva di alcuni selezionati titoli. Tuttavia, la presenza di obiettivi in parte divergenti sia in termini di programmazione che di distribuzione e promozione dei contenuti rischia di generare delle criticità. Sarebbe pertanto auspicabile per Rai muoversi verso la definizione di una “strategia digitale chiara e condivisa”, favorendo inoltre la messa a punto di alcune azioni prioritarie, tra cui spiccano il tema della prominence sui telecomandi e sulle interfacce delle smart tv, la curation della propria offerta, la collaborazione sinergica con piattaforme terze e la maggiore trasparenza nell’impiego degli algoritmi. Il policy brief contenente una sintesi dei risultati e delle raccomandazioni proposte dagli autori dello studio è consultabile qui: https://psm-ap.com/italian-policy-brief-la-transizione-digitale-del-servizio-pubblico-in-italia/ (Carlotta Colacurcio)

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L’altalena delle quote. Cosa funziona (e non funziona) nella riforma del Tusmav

Approvata la riforma che ridefinisce le quote di finanziamento dell’audiovisivo Alcune quote scendono, altre salgono, ma il panorama rimane confuso. Il 20 marzo 2024 è stata approvata in via definitiva dal Consiglio dei ministri la riforma del Tusmav (Testo unico dei servizi media audiovisivi). Il governo ha recepito, con delle significative modifiche, le disposizioni integrative e correttive proposte dal parlamento su uno schema di decreto legislativo volto a ridefinire, tra le altre cose, il “sistema delle quote”, ovvero la percentuale che i “servizi di media audiovisivi” (imprese televisive e piattaforme OTT operanti in Italia) sono tenuti a investire in opere europee e italiane. Le modifiche, così come i vari pareri che le hanno precedute, dovrebbero correggere – «in considerazione dell’evoluzione della realtà del mercato» – la precedente normativa, approvata nel 2021 dal governo Draghi. La riforma ha negli ultimi giorni amplificato un dibattito che, eccezion fatta per pochi articoli sulla stampa generalista – con posizioni a volte massimaliste e poco aderenti alla realtà dei fatti – rimane confinato agli “addetti ai lavori”, tra appelli, comunicati stampa e memorie fatte pervenire alle commissioni parlamentari dagli operatori che si sono sentiti chiamati in causa. Poche, quindi, le ricostruzioni esaustive; molte, invece, le dichiarazioni dai toni allarmistici sul futuro dell’audiovisivo italiano. Un certo silenzio si è avvertito, oltre che sulle pagine delle maggiori testate, anche tra le forze politiche, a eccezione delle due principali anime della maggioranza: la Lega, apparentemente a favore di una diminuzione generalizzata delle quote, e Fratelli d’Italia, intenzionata soprattutto ad aumentare le percentuali dedicate ai contenuti italiani. Proviamo quindi a fare chiarezza su quanto realmente approvato dal governo, partendo da che cos’è il Tusmav e in cosa consiste il “sistema di quote” che predispone. Che cos’è il Tusmav? Il Testo unico dei servizi media audiovisivi si configura come l’evoluzione del Tusmar (Testo unico della radiotelevisione) emanato dalla L. n. 122/2004 (legge Gasparri), a sua volta in applicazione delle direttive europee sull’emittenza radiotelevisiva. L’attuale Testo unico nasce nello specifico dal Decreto Legislativo n. 208 del 8 novembre 2021 in attuazione della Direttiva UE 2018/1808, la “Servizi di media audiovisivi” (AVMSD) che, sulla scia della Direttiva “Televisione Senza Frontiere” (89/552/CEE) e delle sue successive modifiche, mira a favorire la libera circolazione dei contenuti audiovisivi europei nel mercato comunitario, proteggere la diversità culturale, tutelare i minori e fissare norme comuni sugli affollamenti pubblicitari. In merito soprattutto ai primi due obiettivi, la direttiva del 2018 si differenzia dalle precedenti per l’introduzione di obblighi (le cosiddette “quote”) anche nei confronti dei “fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta”, ovvero le piattaforme over-the-top come Netflix, Prime Video e Disney+. Nello specifico, il primo comma dell’articolo 13 della AVMSD sancisce che tali soggetti devono garantire «che i loro cataloghi contengano almeno il 30 % di opere europee e che queste siano poste in rilievo», mentre il secondo e il terzo comma lasciano la libertà ai singoli Stati membri di richiedere ai fornitori di media audiovisivi (anche lineari, come il servizio pubblico e le televisioni commerciali) di contribuire finanziariamente alla produzione di opere europee, sulla base delle loro entrate e in misura considerata proporzionata e non discriminatoria. Nel recepimento italiano (D. Lgs. 208/2021) tali obblighi di finanziamento vengono tradotti all’interno di due articoli, l’art. 54 e l’art. 55, rispettivamente dedicati agli operatori lineari (le reti Rai, Mediaset, Warner Bros. Discovery, Sky, Cairo, ecc.) e a richiesta (Netflix, Prime Video, Now, Disney+, Paramount+ ecc.). Lo schema di obblighi previsto dall’Italia risulta piuttosto stratificato e complesso (come rilevato anche da Agcom) ed è considerato, insieme a quello francese, tra i più protezionistici del continente. Per necessità di sintesi, si riporta qui di seguito, in una divisione a punti in base alla tipologia di operatore, il sistema di quote di finanziamento precedentemente in vigore, insieme alle modifiche approvate il 20 marzo 2024. Lo schema delle quote Dalla “televisione senza frontiere” ai “muri nazionali di quote” Né i suggerimenti del parlamento né le modifiche definitivamente approvate dal governo sono apparse andare in una direzione univoca, tanto da aver generato da un lato una certa confusione – rendendo complicato, al di là della loro interpretazione, anche il mero calcolo delle quote – dall’altro alcune letture “ideologizzate” o allarmiste: dai presunti favori alle televisioni commerciali (in particolare Mediaset), alla riduzione della serialità Netflix, fino all’affossamento della produzione indipendente e del comparto dell’animazione (che chiedeva una sotto-quota dedicata a broadcaster e streamers privati). Proviamo quindi, in base alle informazioni a disposizione, a ipotizzare cosa nel nuovo Tusmav potrebbe funzionare e cosa, invece, manca. La linea adottata dal governo è probabilmente riassunta nella dichiarazione del Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati Federico Mollicone (Fratelli d’Italia): «Bisogna sostenere l’industria italiana senza allontanare il mercato internazionale. Bisogna trovare una sintesi che è poi la parola magica della vera politica». Una forma di “equilibrismo” che, almeno per quanto riguarda gli streamers, si traduce in una diminuzione delle quote di investimento da destinare a opere europee, a cui fa da contraltare un aumento della loro percentuale di “italianità”. In sostanza, meno contenuti europei, ma, tra questi, più contenuti italiani. La riforma, ad ogni modo, non presuppone delle modifiche significative all’impianto precedente. La stessa articolazione delle quote è, nei fatti, rimasta invariata e forte rimane l’ispirazione alla trasposizione – con “struttura ad albero” – messa a punto dalla Francia (che ha un range di obblighi finanziari per i VOD che va dal 15% al 25% e ulteriori sotto-quote per i contenuti francesi e le opere filmiche), Paese che – ammesso che se ne condivida l’indirizzo protezionista – è spesso preso a modello in fatto di politica culturale. In tale orizzonte, appare ragionevole il mantenimento di uno schema che potrebbe, insieme ad altre forme di sostegno pubblico, aver finora contribuito a una crescita dei volumi produttivi dell’audiovisivo italiano. Apprezzabile, in questo senso, la scelta di non diminuire (ad eccezione di una leggera flessione sulla sotto-quota film) le percentuali di finanziamento in capo alle televisioni commerciali, che avrebbe amplificato il divario tra gli operatori lineari e non lineari. …

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40 anni di Auditel: la relazione alla Camera del Presidente Imperiali

Ricognizione storica e riflessione prospettica sulle dinamiche future: attorno a queste due direttrici ha impostato il proprio intervento Andrea Imperiali, consigliere di Auditel dal 2009 e Presidente dal 2016, nel corso della relazione tenutasi il 26 marzo presso la Sala della Regina e dedicata all’operato della società che dagli anni Ottanta monitora i consumi televisivi degli italiani. Nell’anno in cui ricorre il quarantennale della fondazione di Auditel – originata, come ha ricordato Imperiali, dalla volontà congiunta di tre figure chiave della storia televisiva del paese: Biagio Agnes, Silvio Berlusconi e Sergio Zavoli – si rendono infatti necessari, al contempo, la rilettura del percorso evolutivo della società e un ragionamento sulle complessità tecnologiche, regolamentari e concettuali che investono le prassi di misurazione degli ascolti nel panorama mediale odierno. Oltre a rimarcare il carattere pionieristico del modello di governance adottato da Auditel fino dall’atto di costituzione – il JIC, garanzia di trasparenza, rappresentatività ed equilibrio tra le forze di mercato – Imperiali ha sottolineato lo spirito adattivo della società, da sempre impegnata a rispondere alle modificazioni contestuali, se non addirittura a precorrere certe tendenze. In tal senso, il Presidente ha ricordato la recente integrazione tra i dati campionari e quelli censuari prodotti dal SuperPanel Auditel, cui si lega anche il duplice primato sovranazionale costituito dall’implementazione di codici univoci per il tracciamento della pubblicità addressable e online su tutte le piattaforme e dalla rilevazione integrale di un editore OTT come DAZN. Segnali, insomma, di un inesausto rinnovamento dei presupposti metodologici di Auditel, teso a intercettare, in una prospettiva di Total Audience, la pluralità dei consumi “disintermediati, asincroni, personalizzati” abilitati dal nuovo ecosistema digitale, che si ibridano con le modalità di fruizione tradizionali. Alla luce dei cambiamenti sistemici che stanno interessando le industrie mediali globali Imperiali ha inoltre ribadito la determinazione di Auditel nel porsi tanto come fonte informativa puntuale e di pubblico interesse – vanno in questa direzione le collaborazioni con Censis e ISTAT, oltre al recente inserimento all’interno del Sistema Statistico Nazionale – quanto come organo di mediazione con le Autorità di regolazione. Riguardo quest’ultimo versante i punti toccati dal Presidente spaziano dalla stringente necessità di un coordinamento europeo nell’inquadramento normativo dell’intelligenza artificiale, all’auspicata cessazione delle pratiche di automisurazione dei consumi, ancora vigenti tra numerosi soggetti del mercato: l’obiettivo comune, ha affermato Imperiali, deve essere quello di superare “la mancanza di trasparenza che grava sull’intero sistema”, a tutela delle dinamiche competitive e della democrazia digitale, ma anche dei consumatori, in termini di data protection e di pluralismo dell’offerta. (Giovanni Ceccatelli)

Record storico in streaming per Mare Fuori

Il fenomeno Mare Fuori espande sempre di più la sua portata. Il quarto capitolo della serie, distribuito come il precedente in anteprima su RaiPlay, ha battuto i record della scorsa stagione, dimostrando ancora una volta le potenzialità offerte dall’utilizzo sinergico di streaming e broadcasting da parte degli editori televisivi. Nel periodo 1-25 febbraio (i primi sei episodi della nuova stagione sono stati pubblicati il primo febbraio e i rimanenti otto il 14, lo stesso giorno della partenza su Rai2) le visualizzazioni di Mare Fuori 4 sono state 124 milioni (LS) per un totale di quasi 3 miliardi di minuti visti (TTS). Questi risultati straordinari hanno superato i numeri raggiunti dalla serie nel 2023, con un aumento del 18% nelle visualizzazioni e del 7% nel tempo speso grazie anche alla presenza di due episodi aggiuntivi. Oltre a dominare le classifiche dei contenuti editoriali più visti on demand nel mese di febbraio 2024 – sia dal punto delle visualizzazioni che del tempo speso tutti i 14 episodi sono presenti nei rispettivi ranking – la quarta stagione del teen drama di culto ha toccato un nuovo storico traguardo. Con 120.641.216 minuti visti in 24 ore, il primo episodio è stato il contenuto più fruito on demand in un singolo giorno da quando sono attive le rilevazioni Auditel Digital. Inoltre, nella Top10 dei contenuti VOD più visti in un giorno, cinque posizioni sono occupate dagli episodi dell’ultima stagione mentre due sono invece assegnate agli episodi 7 e 8 della terza stagione. Per comprendere il contributo essenziale fornito dalla componente digital nel contesto della Total TV, basti considerare che la fruizione on demand dei primi due episodi della quarta stagione di Mare Fuori ha generato nei primi tre giorni un TTS incrementale del 153% rispetto al tempo speso nella fruizione lineare classica.   Nonostante l’iperconsumo verificatosi con il rilascio digital-first, il debutto della quarta stagione su Rai 2 ha totalizzato ascolti piuttosto in linea con quelli della stagione precedente. La media dei primi quattro episodi (trasmessi in back-to-back il 14 e il 21 febbraio 2024) è stata di 1.264.000 spettatori (AMR) e per la terza stagione era stata di 1.312.000 spettatori. A dimostrazione che la distribuzione in streaming non pregiudica gli ascolti, ma consente un significativo ampliamento delle audience. Fonte dati: Sensemakers (Carlotta Colacurcio)

Total Audience: una soluzione imprescindibile per il futuro della TV

Nell’ambito dei sempre più marcati processi di convergenza digitale, gli attori dell’industria televisiva si sono trovati nel corso degli ultimi anni di fronte a una sfida senza precedenti: come misurare con precisione e in maniera univoca la fruizione cross-device e cross-piattaforma dei propri contenuti? La risposta a questa sfida è rappresentata dalla Total Audience, l’innovativo sistema di misurazione degli ascolti sviluppato da Auditel per cogliere l’intera portata del consumo televisivo contemporaneo. La Total Audience certificata Auditel rappresenta un modello unico a livello internazionale e si configura come un sistema rivoluzionario che integra gli ascolti della TV lineare con quelli dei device digitali attraverso l’utilizzo di metriche univoche e omogenee. Tuttavia, la Total Audience non è solo il punto d’arrivo, ma è anche il risultato di un percorso fatto di step evolutivi che hanno reso possibile tale innovazione e che nel corso del 2024 culmineranno nel suo completamento. Grazie agli sforzi tecnici e metodologici intrapresi dal JIC Auditel per assicurare la corretta raccolta, classificazione e somma di tutte le componenti di visione di un determinato contenuto televisivo, la Total Audience è oggi in grado di offrire agli editori una visione chiara e completa sui loro pubblici. A sottolineare l’assoluta centralità di questa misurazione sono stati recentemente i due principali broadcaster nazionali, Rai e Mediaset. Entrambi gli editori hanno infatti messo in evidenza il valore della Total Audience nel sistema televisivo contemporaneo identificandola come uno strumento imprescindibile per valutare appieno l’impatto e il successo della propria offerta. Durante l’incontro stampa tenutosi il 30 gennaio 2024 presso Mediaset, Federico Di Chio, direttore del marketing strategico del Gruppo, ha presentato i risultati d’ascolto del broadcaster commerciale relativi alla stagione 2023 mettendo in risalto l’importanza delle rilevazioni della Total Audience. Grazie all’implementazione di questo standard, nella scorsa stagione Mediaset ha registrato ascolti in crescita. Particolarmente significativa è stata l’audience incrementale fornita dalla fruizione digital su titoli come Temptation Island o Viola come il mare, la cui seconda stagione verrà infatti distribuita su Mediaset Infinity prima della sua messa in onda lineare. Inoltre, nel corso del suo intervento, Di Chio ha ripercorso gli step tecnici intrapresi da Auditel per il completamento della Total Audience evidenziando il valore aggiunto rappresentato dalla disponibilità (a partire dall’autunno 2024, secondo la roadmap illustrata durante la conferenza) di dati “ufficiali e totali” relativi alle campagne pubblicitarie. Analogamente, durante le conferenze stampa del Festival di Sanremo 2024, la direttrice del marketing Rai Roberta Lucca ha presentato i numeri record registrati dall’evento mettendo frequentemente in risalto la rilevanza della Total Audience come nuovo standard indispensabile per valutare e comunicare correttamente le performance di un programma. Secondo Lucca, con l’aumento esponenziale della fruizione digitale del Festival, risulta oggi essenziale fornire un dato d’ascolto che non si limiti più alla sola fruizione tradizionale del contenuto, ma che abbracci una prospettiva convergente in grado di sommare in maniera accurata le differenti componenti di visione dei vari target. (Carlotta Colacurcio)

Sanremo in numeri: edizione 2023 e attese per il 2024

A poche ore dall’inizio del 74° Festival di Sanremo, presentiamo i dati salienti dell’edizione 2023 in attesa di scoprire i nuovi risultati di quest’anno: il giudizio sull’andamento di questa edizione dipende infatti da un confronto ravvicinato con le performance dello scorso anno. Oltre al successo in ambito lineare, l’edizione 2023 dell’evento di intrattenimento per antonomasia della TV italiana ha registrato un forte incremento nella fruizione in streaming, confermando inoltre la sua capacità di generare interesse e ritualità attraverso i social. Gli ascolti lineari e lo streaming Sul versante del consumo televisivo tradizionale, l’edizione 2023 del Festival in onda su Rai1 dal 7 all’11 febbraio 2023 ha registrato ascolti elevati durante tutte le cinque serate dell’evento. Nella serata inaugurale l’ascolto medio (AMR) è stato di 10 milioni 758 mila, mentre per la finale, che è stata la serata più seguita dell’edizione, è stato raggiunto un picco di 12 milioni e 256 mila spettatori. La media complessiva di tutte le serate ha fatto registrare un ascolto complessivo (AMR) di 10,6 milioni di spettatori, per una share del 63,4%. Per avere subito una misura di come andrà l’edizione 2024 del Festival, è opportuno confrontare il dato di AMR della prima parte, quella più vista (lo scorso anno compresa fra le 21.18 e le 23.44): nel 2023, gli spettatori medi sono stati, in questa fascia, 14.170.000, per una share del 61,7%, con un platea generale dunque (TTV, ovvero le persone davanti al teleschermo) di 22.981.000 spettatori. Sono queste le soglie da tenere sott’occhio! Esplorando l’universo del consumo digital, nel 2023 Sanremo ha registrato numeri in forte crescita. Con 35,2 milioni di stream (LS) e 234,5 milioni di minuti consumati (TTS), il Festival è il contenuto unscripted targato Rai più visto in streaming nella stagione 2022-2023 (Fonte: elaborazione CeRTA su dati Sensemakers). Considerando il consumo digital in modalità live (simultaneo quindi alla messa in onda lineare), le visualizzazioni sono aumentate del 62% rispetto all’edizione 2022 e il tempo speso è cresciuto del 63%. Il notevole successo di ascolti digital non è si è limitato al consumo live, ma ha coinvolto anche la fruizione on demand (successiva alla messa in onda lineare). Rispetto al 2022, il volume delle visualizzazioni VOD è salito del 9% mentre il tempo speso è aumentato di ben il 46%, registrando un incremento in tutte le giornate. La centralità della smart TV Osservando gli ascolti on demand (VOD) suddivisi per device, i dati dell’edizione 2023 rilevati dalla Total Audience evidenziano un aumento significativo della fruizione da smart TV, in sintonia con la crescente penetrazione nelle case degli italiani di questi apparecchi. Ad esempio, la quota delle visualizzazioni (LS) relative alla prima serata del Festival provenienti da smart TV è passata da 12% nel 2022 a 30% nel 2023, mentre per la finale del 2023 la fruizione on demand da smart TV è aumentata del 18% rispetto all’anno precedente. La crescita del consumo non lineare tramite il televisore domestico è ancora più evidente se si considera il tempo speso: le smart TV hanno superato gli smartphone e sono state il dispositivo su cui si è guardato per più tempo il Festival. La presenza multi-piattaforma Estendendo l’analisi alle piattaforme social, i video di Sanremo 2023 pubblicati dagli account ufficiali di Rai tra il 7 e il 12 febbraio 2023 hanno registrato volumi di visualizzazioni considerevoli, con TikTok in testa con 115 milioni e 69 mila video views. Confrontando il dato video views di ciascuna piattaforma con gli stream VOD erogati su RaiPlay nello stesso periodo, è interessante osservare come il volume di visualizzazioni registrato sui social superi di gran lunga quello del servizio BVOD dell’editore: ad esempio, le visualizzazioni dei contenuti su Sanremo pubblicati su TikTok superano di quasi quattro volte quelle di RaiPlay, mentre su YouTube sono più del doppio rispetto agli stream di RaiPlay. Nel ranking dei dieci brand Rai più capaci di generare engagement sui social nella stagione televisiva 2022-2023, il Festival di Sanremo occupa il secondo posto con 24,4 milioni di interazioni totali. Instagram è stata la piattaforma più performante con circa 12,8 milioni di interazioni, seguita da TikTok, dove l’apertura ufficiale del profilo a poche settimane dall’inizio dell’evento ha prodotto più di 7,6 milioni interazioni. Su Facebook invece le interazioni sono state circa 3,5 milioni (Fonte: Elaborazioni CeRTA su dati Comscore). (Carlotta Colacurcio)

Fenomeno Mare Fuori, i numeri del boom in streaming  

In un contesto caratterizzato dalla crescita sostenuta del consumo in streaming dei contenuti dei broadcaster (analizzata nell’Annuario TV del 2023, consultabile nella sezione Pubblicazioni), la fiction Mare Fuori ha rappresentato indubbiamente il caso della stagione 2022-2023. Rilasciata in anteprima su RaiPlay il 1°febbraio 2023, la terza stagione del teen drama di culto targato Rai ha sperimentato un successo senza precedenti: con 163 milioni di stream e 4,3 miliardi di minuti visti, il titolo ha conquistato il primo posto nella classifica dei programmi Rai più visti in streaming nella precedente stagione televisiva (Fonte: Sensemakers). Questo straordinario risultato è stato ulteriormente amplificato dalla sua forte presa sui social media, nonché dagli effetti positivi derivanti dagli accordi distributivi tra Rai e Netflix. In occasione del debutto su RaiPlay dell’attesissima nuova stagione (i primi sei episodi di Mare Fuori 4 sono disponibili in streaming dalla mezzanotte del 1°febbraio 2024, e i primi dati confermano un successo ancora maggiore: oltre 300mila spettatori medi nelle primissime ore dalla distribuzione per il primo episodio), ripercorriamo a un anno di distanza gli esiti della terza stagione di questo fenomeno seriale, in attesa di scoprire i nuovi dati che emergeranno con la recente pubblicazione del quarto capitolo.   Boom di traffico su RaiPlay a febbraio 2023In termini di ascolti digitali, il 31 gennaio 2023 la quota di Rai sul totale delle visualizzazioni (LS) conteggiate tra tutti gli editori rilevati dalla Total Audience era del 14%. Questo indicatore ha registrato un significativo aumento a un giorno dalla pubblicazione dei primi sei episodi del terzo capitolo della fiction, raggiungendo il 25% il 2 febbraio, per poi salire ulteriormente al 39% una settimana dopo (8 febbraio) grazie anche al contributo del Festival di Sanremo. Guardando al tempo speso (TTS), l’impatto determinante di Mare Fuori sui volumi di consumo digital registrati da RaiPlay risulta ancora più evidente: tra il 31 gennaio e il 1° febbraio 2023 la quota di Rai è passata dal 40% al 67%. Inoltre, nel giorno della pubblicazione dei restanti sei episodi il 13 febbraio, il peso di Rai sul totale delle ore consumate tra tutti gli editori rilevati era pari al 64%. Il contenuto Rai più visto in streaming Guardando alla classifica dei contenuti più visti su RaiPlay nel periodo 1-13 febbraio 2023, si nota come 13 posizioni su 15 del ranking sono occupate da Mare Fuori. Significativo come il primo episodio della terza stagione, che occupa il primo posto in classifica, abbia registrato un numero di stream superiore di oltre sette volte rispetto alla finale del Festival di Sanremo. Inoltre, il tempo consumato per questo episodio (oltre 126 milioni di minuti) è stato più di quattro volte superiore a quello della serata conclusiva della kermesse musicale (circa 29 milioni di minuti).    La strategia digital-first e gli accordi con NetflixIl boom di ascolti in streaming registrato con l’inedito rilascio digital-first della terza stagione è stato ulteriormente favorito dall’accordo distributivo con Netflix, che ha contribuito ad aumentare la popolarità della serie e a sancire il suo successo multipiattaforma. La pubblicazione dei primi due capitoli della fiction su Netflix a giugno 2022 e l’utilizzo di RaiPlay come prima finestra distributiva per la terza stagione ha infatti rappresentato un esempio vincente delle opportunità offerte da strategie distributive innovative e dalla collaborazione tra broadcaster e grandi piattaforme digitali. Basti pensare che nella settimana tra il 30 gennaio e il 5 febbraio 2023, mentre i nuovi episodi facevano registrare numeri da record su RaiPlay, le prime due stagioni della fiction sono tornate a occupare il primo e il terzo posto nella classifica dei titoli più visti su Netflix in Italia.   Fenomeno anche sui socialAnalizzando il successo della serie sui social media, tra il 1°febbraio (giorno di rilascio dei primi sei episodi della terza stagione) e il 16 febbraio 2023 gli account ufficiali di Mare Fuori su Instagram e TikTok hanno raccolto complessivamente 1,1 milioni di interazioni e quasi 30 mila interazioni per singolo post.  Questa notevole performance ha posizionato la fiction al quinto posto nella classifica dei programmi TV più attivi sui social. Estendendo il perimetro d’analisi alle pagine pubbliche che hanno citato Mare Fuori nel periodo 1 gennaio-13 febbraio 2023, gli account che hanno generato più interazioni sul tema sono Webboh, brand di Mondadori dedicato alla GenZ, e ScuolaZoo, anch’esso rivolto ai target più giovani, in grado entrambi di avvicinarsi ai volumi dei profili ufficiali della serie TV.  (Carlotta Colacurcio)

Australian Open da record in TV e sui social 

Jannik Sinner fa riscoprire il valore del tennis anche per i canali televisivi. La finale dell’Australian Open fa infatti volare gli ascolti mattutini di Eurosport (canale del gruppo WarnerBros Discovery) la domenica mattina: 1,9 milioni gli spettatori medi, con oltre 4,5 milioni di contatti, e una share del 17,6%.   In ambito social, tra il 7 gennaio e il 28 gennaio 2024 sono state più di 500 le property italiane che hanno pubblicato contenuti inerenti alla manifestazione sportiva. Analizzando il conversato dei primi 5000 contenuti per numero di interazioni, tali contenuti hanno generato oltre 24 milioni di action mentre le visualizzazioni video sono state più di 43 milioni.   Facebook è la piattaforma che ha ospitato il maggior numero di pubblicazioni (rappresentando il 46% del totale delle pubblicazioni inerenti all’evento), seguita da Instagram, X, TikTok e YouTube. Tuttavia, se consideriamo il coinvolgimento degli utenti, Instagram è in posizione dominante con un peso pari al 75% dell’engagement complessivo. Sul fronte delle video views, più della metà delle visualizzazioni di contenuti video legati alla manifestazione proviene da TikTok.   Eurosport, il canale sportivo pay del gruppo WarnerBros Discovery che ha trasmesso il torneo in esclusiva registrando un record storico di ascolti, si è posizionato con successo anche sui social. Con oltre 1,000 post contenenti l’hashtag dell’evento e 7 milioni di interazioni, l’account ufficiale di Eurosport occupa la prima posizione nella classifica dei media italiani con maggior engagement social, seguito da Sky Sport (3,6 milioni di interazioni) e Gazzetta dello Sport (1,3 milioni di interazioni).    Analizzando l’andamento delle interazioni, i contenuti a tema Australian Open mostrano un engagement pressoché costante per tutta la durata dell’evento. Sinner, invece, diviene protagonista nella parte conclusiva del torneo, in particolare con la vittoria del 26 gennaio contro Djokovic e nella giornata del 28 gennaio con il suo trionfo nella finale.   Fonte dati social: Comscore Shareablee, periodo di analisi 7-28 gennaio 2024.  

Presentato a Roma l’Annuario 2023 della TV italiana

SINTESI DI 20MIN DEL CONVEGNO DI PRESENTAZIONE DELL’ANNUARIO TV 2023 Venerdì 15 dicembre è stata presentata a Roma presso l’Università Luiss Guido Carli l’edizione 2023 dell’Annuario della Televisione Italiana, Televisione Resiliente. Il Broadcasting 70 anni dopo, realizzato da Ce.R.T.A con il patrocinio di AGCOM e in collaborazione con Auditel, APA (Associazione Produttori Audiovisivi), Comscore, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers, UPA (Utenti Pubblicità Associati). Sono intervenuti, tra gli altri: Prof. Giacomo Lasorella (AGCOM), Alessandro Araimo (WarnerBros. Discovery Italia&Iberia), Marco Ghigliani (La7), Giampaolo Rossi (RAI), Chiara Sbarigia (APA) e Gina Nieri (Mediaset); con loro il Direttore del Ce.R.T.A Prof. Massimo Scaglioni, il Prof. Aldo Grasso, e Fabrizio Angelini, AD Sensemakers. Di seguito è disponibile la registrazione integrale dell’incontro

Annuario TV 2023

Evento di presentazione dell’Annuario 2023 della televisione italiana

Venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 10:30 presso l’aula The Dome dell’Università Luiss Guido Carli di Roma si terrà l’evento “Innovazione e resilienza: la centralità della televisione nel nuovo scenario dei media digitali” dedicato alla presentazione in anteprima dell’Annuario 2023 della TV italiana. Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’Università Luiss Guido Carli Luigi Gubitosi e l’introduzione del Presidente AGCOM Prof. Giacomo Lasorella, il workshop vedrà gli interventi del Prof. Aldo Grasso, fondatore del Ce.R.T.A., del Prof. Massimo Scaglioni, direttore del Ce.R.T.A., e di Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato Sensemakers, che illustreranno e commenteranno le tendenze che emergono dall’Annuario 2023 intitolato Televisione Resiliente. Il broadcasting 70 anni dopo.  Seguirà una tavola rotonda moderata dal Prof. Massimo Scaglioni incentrata sui temi di innovazione e resilienza del comparto televisivo, nonché sulle sfide future per i broadcaster nel contesto del nuovo ecosistema caratterizzato dalla sempre più marcata convergenza fra TV e rete. Parteciperanno alla discussione: Alessandro Araimo (Executive Vice President & Managing Director Warner Bros. Discovery Italy & Iberia), Marco Ghigliani (Amministratore Delegato La7), Gina Nieri (Consigliere di Amministrazione Mediaset), Giampaolo Rossi (Direttore Generale RAI – Radiotelevisione Italiana), Chiara Sbarigia (Presidente APA – Associazione Produttori Audiovisivi).  La ricerca alla base del progetto Annuario della TV – inaugurato nel 2021 con un’edizione dedicata al rapporto tra televisione e pandemia e proseguita nel 2022 con il volume Total TV – è diretta dal Prof. Massimo Scaglioni ed è realizzata dal Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)in collaborazione con partner di primaria importanza del settore a livello nazionale, come Auditel, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers, UPA – Utenti Pubblicità Associati. Questo sforzo di analisi ha ottenuto per l’edizione 2023 il prestigioso riconoscimento del patrocinio AGCOM e, grazie alla sinergia con l’azienda Sensemakers, dal 2024 vivrà anche all’interno di questo sito web, che si affiancherà all’ormai abituale volume cartaceo per offrire stimoli, metodi e temi di riflessione per uno sviluppo sostenibile della nostra industria mediale. L’evento è in programma per venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 10:30 presso l’aula The Dome dell’Università Luiss Guido Carli – Viale Romania 32, Roma. Per motivi organizzativi è richiesto a chi desidera partecipare la propria conferma all’indirizzo email: certa-sensemakers@sensemakers.it