Annuario TV

Articoli

Fenomeno Mare Fuori, i numeri del boom in streaming  

In un contesto caratterizzato dalla crescita sostenuta del consumo in streaming dei contenuti dei broadcaster (analizzata nell’Annuario TV del 2023, consultabile nella sezione Pubblicazioni), la fiction Mare Fuori ha rappresentato indubbiamente il caso della stagione 2022-2023. Rilasciata in anteprima su RaiPlay il 1°febbraio 2023, la terza stagione del teen drama di culto targato Rai ha sperimentato un successo senza precedenti: con 163 milioni di stream e 4,3 miliardi di minuti visti, il titolo ha conquistato il primo posto nella classifica dei programmi Rai più visti in streaming nella precedente stagione televisiva (Fonte: Sensemakers). Questo straordinario risultato è stato ulteriormente amplificato dalla sua forte presa sui social media, nonché dagli effetti positivi derivanti dagli accordi distributivi tra Rai e Netflix. In occasione del debutto su RaiPlay dell’attesissima nuova stagione (i primi sei episodi di Mare Fuori 4 sono disponibili in streaming dalla mezzanotte del 1°febbraio 2024, e i primi dati confermano un successo ancora maggiore: oltre 300mila spettatori medi nelle primissime ore dalla distribuzione per il primo episodio), ripercorriamo a un anno di distanza gli esiti della terza stagione di questo fenomeno seriale, in attesa di scoprire i nuovi dati che emergeranno con la recente pubblicazione del quarto capitolo.   Boom di traffico su RaiPlay a febbraio 2023In termini di ascolti digitali, il 31 gennaio 2023 la quota di Rai sul totale delle visualizzazioni (LS) conteggiate tra tutti gli editori rilevati dalla Total Audience era del 14%. Questo indicatore ha registrato un significativo aumento a un giorno dalla pubblicazione dei primi sei episodi del terzo capitolo della fiction, raggiungendo il 25% il 2 febbraio, per poi salire ulteriormente al 39% una settimana dopo (8 febbraio) grazie anche al contributo del Festival di Sanremo. Guardando al tempo speso (TTS), l’impatto determinante di Mare Fuori sui volumi di consumo digital registrati da RaiPlay risulta ancora più evidente: tra il 31 gennaio e il 1° febbraio 2023 la quota di Rai è passata dal 40% al 67%. Inoltre, nel giorno della pubblicazione dei restanti sei episodi il 13 febbraio, il peso di Rai sul totale delle ore consumate tra tutti gli editori rilevati era pari al 64%. Il contenuto Rai più visto in streaming Guardando alla classifica dei contenuti più visti su RaiPlay nel periodo 1-13 febbraio 2023, si nota come 13 posizioni su 15 del ranking sono occupate da Mare Fuori. Significativo come il primo episodio della terza stagione, che occupa il primo posto in classifica, abbia registrato un numero di stream superiore di oltre sette volte rispetto alla finale del Festival di Sanremo. Inoltre, il tempo consumato per questo episodio (oltre 126 milioni di minuti) è stato più di quattro volte superiore a quello della serata conclusiva della kermesse musicale (circa 29 milioni di minuti).    La strategia digital-first e gli accordi con NetflixIl boom di ascolti in streaming registrato con l’inedito rilascio digital-first della terza stagione è stato ulteriormente favorito dall’accordo distributivo con Netflix, che ha contribuito ad aumentare la popolarità della serie e a sancire il suo successo multipiattaforma. La pubblicazione dei primi due capitoli della fiction su Netflix a giugno 2022 e l’utilizzo di RaiPlay come prima finestra distributiva per la terza stagione ha infatti rappresentato un esempio vincente delle opportunità offerte da strategie distributive innovative e dalla collaborazione tra broadcaster e grandi piattaforme digitali. Basti pensare che nella settimana tra il 30 gennaio e il 5 febbraio 2023, mentre i nuovi episodi facevano registrare numeri da record su RaiPlay, le prime due stagioni della fiction sono tornate a occupare il primo e il terzo posto nella classifica dei titoli più visti su Netflix in Italia.   Fenomeno anche sui socialAnalizzando il successo della serie sui social media, tra il 1°febbraio (giorno di rilascio dei primi sei episodi della terza stagione) e il 16 febbraio 2023 gli account ufficiali di Mare Fuori su Instagram e TikTok hanno raccolto complessivamente 1,1 milioni di interazioni e quasi 30 mila interazioni per singolo post.  Questa notevole performance ha posizionato la fiction al quinto posto nella classifica dei programmi TV più attivi sui social. Estendendo il perimetro d’analisi alle pagine pubbliche che hanno citato Mare Fuori nel periodo 1 gennaio-13 febbraio 2023, gli account che hanno generato più interazioni sul tema sono Webboh, brand di Mondadori dedicato alla GenZ, e ScuolaZoo, anch’esso rivolto ai target più giovani, in grado entrambi di avvicinarsi ai volumi dei profili ufficiali della serie TV.  (Carlotta Colacurcio)

Australian Open da record in TV e sui social 

Jannik Sinner fa riscoprire il valore del tennis anche per i canali televisivi. La finale dell’Australian Open fa infatti volare gli ascolti mattutini di Eurosport (canale del gruppo WarnerBros Discovery) la domenica mattina: 1,9 milioni gli spettatori medi, con oltre 4,5 milioni di contatti, e una share del 17,6%.   In ambito social, tra il 7 gennaio e il 28 gennaio 2024 sono state più di 500 le property italiane che hanno pubblicato contenuti inerenti alla manifestazione sportiva. Analizzando il conversato dei primi 5000 contenuti per numero di interazioni, tali contenuti hanno generato oltre 24 milioni di action mentre le visualizzazioni video sono state più di 43 milioni.   Facebook è la piattaforma che ha ospitato il maggior numero di pubblicazioni (rappresentando il 46% del totale delle pubblicazioni inerenti all’evento), seguita da Instagram, X, TikTok e YouTube. Tuttavia, se consideriamo il coinvolgimento degli utenti, Instagram è in posizione dominante con un peso pari al 75% dell’engagement complessivo. Sul fronte delle video views, più della metà delle visualizzazioni di contenuti video legati alla manifestazione proviene da TikTok.   Eurosport, il canale sportivo pay del gruppo WarnerBros Discovery che ha trasmesso il torneo in esclusiva registrando un record storico di ascolti, si è posizionato con successo anche sui social. Con oltre 1,000 post contenenti l’hashtag dell’evento e 7 milioni di interazioni, l’account ufficiale di Eurosport occupa la prima posizione nella classifica dei media italiani con maggior engagement social, seguito da Sky Sport (3,6 milioni di interazioni) e Gazzetta dello Sport (1,3 milioni di interazioni).    Analizzando l’andamento delle interazioni, i contenuti a tema Australian Open mostrano un engagement pressoché costante per tutta la durata dell’evento. Sinner, invece, diviene protagonista nella parte conclusiva del torneo, in particolare con la vittoria del 26 gennaio contro Djokovic e nella giornata del 28 gennaio con il suo trionfo nella finale.   Fonte dati social: Comscore Shareablee, periodo di analisi 7-28 gennaio 2024.  

Presentato a Roma l’Annuario 2023 della TV italiana

SINTESI DI 20MIN DEL CONVEGNO DI PRESENTAZIONE DELL’ANNUARIO TV 2023 Venerdì 15 dicembre è stata presentata a Roma presso l’Università Luiss Guido Carli l’edizione 2023 dell’Annuario della Televisione Italiana, Televisione Resiliente. Il Broadcasting 70 anni dopo, realizzato da Ce.R.T.A con il patrocinio di AGCOM e in collaborazione con Auditel, APA (Associazione Produttori Audiovisivi), Comscore, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers, UPA (Utenti Pubblicità Associati). Sono intervenuti, tra gli altri: Prof. Giacomo Lasorella (AGCOM), Alessandro Araimo (WarnerBros. Discovery Italia&Iberia), Marco Ghigliani (La7), Giampaolo Rossi (RAI), Chiara Sbarigia (APA) e Gina Nieri (Mediaset); con loro il Direttore del Ce.R.T.A Prof. Massimo Scaglioni, il Prof. Aldo Grasso, e Fabrizio Angelini, AD Sensemakers. Di seguito è disponibile la registrazione integrale dell’incontro

Annuario TV 2023

Evento di presentazione dell’Annuario 2023 della televisione italiana

Venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 10:30 presso l’aula The Dome dell’Università Luiss Guido Carli di Roma si terrà l’evento “Innovazione e resilienza: la centralità della televisione nel nuovo scenario dei media digitali” dedicato alla presentazione in anteprima dell’Annuario 2023 della TV italiana. Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’Università Luiss Guido Carli Luigi Gubitosi e l’introduzione del Presidente AGCOM Prof. Giacomo Lasorella, il workshop vedrà gli interventi del Prof. Aldo Grasso, fondatore del Ce.R.T.A., del Prof. Massimo Scaglioni, direttore del Ce.R.T.A., e di Fabrizio Angelini, Amministratore Delegato Sensemakers, che illustreranno e commenteranno le tendenze che emergono dall’Annuario 2023 intitolato Televisione Resiliente. Il broadcasting 70 anni dopo.  Seguirà una tavola rotonda moderata dal Prof. Massimo Scaglioni incentrata sui temi di innovazione e resilienza del comparto televisivo, nonché sulle sfide future per i broadcaster nel contesto del nuovo ecosistema caratterizzato dalla sempre più marcata convergenza fra TV e rete. Parteciperanno alla discussione: Alessandro Araimo (Executive Vice President & Managing Director Warner Bros. Discovery Italy & Iberia), Marco Ghigliani (Amministratore Delegato La7), Gina Nieri (Consigliere di Amministrazione Mediaset), Giampaolo Rossi (Direttore Generale RAI – Radiotelevisione Italiana), Chiara Sbarigia (Presidente APA – Associazione Produttori Audiovisivi).  La ricerca alla base del progetto Annuario della TV – inaugurato nel 2021 con un’edizione dedicata al rapporto tra televisione e pandemia e proseguita nel 2022 con il volume Total TV – è diretta dal Prof. Massimo Scaglioni ed è realizzata dal Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)in collaborazione con partner di primaria importanza del settore a livello nazionale, come Auditel, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Confindustria Radio Televisioni, eMedia, Nielsen, Sensemakers, UPA – Utenti Pubblicità Associati. Questo sforzo di analisi ha ottenuto per l’edizione 2023 il prestigioso riconoscimento del patrocinio AGCOM e, grazie alla sinergia con l’azienda Sensemakers, dal 2024 vivrà anche all’interno di questo sito web, che si affiancherà all’ormai abituale volume cartaceo per offrire stimoli, metodi e temi di riflessione per uno sviluppo sostenibile della nostra industria mediale. L’evento è in programma per venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 10:30 presso l’aula The Dome dell’Università Luiss Guido Carli – Viale Romania 32, Roma. Per motivi organizzativi è richiesto a chi desidera partecipare la propria conferma all’indirizzo email: certa-sensemakers@sensemakers.it

La permanenza del broadcasting 70 anni dopo

Una stagione di assestamento, un nuovo equilibrio. È questo il segnale più evidente che sembra emergere dai dati dell’Annuario 2023, quello che arriva a lambire, all’inizio del nuovo anno, il settantesimo anniversario delle trasmissioni regolari in Italia. Allora, il 3 gennaio del 1954, nasceva il broadcasting televisivo nazionale, sull’esperienza trentennale di quello radiofonico. Settant’anni dopo, nell’annualità 2022-2023 (settembre ‘22 – agosto ‘23), il broadcasting televisivo sembra aver raggiunto una fase di assestamento dopo una di inedita e dinamica mutazione. Lo si segnalava con chiarezza nell’Annuario 2022, intitolato non a caso “Total TV”: dopo il periodo di forte accelerazione legata anche alla pandemia, oltre che al “secondo switch off ” che ha esteso fortemente la presenza dei televisori connessi nelle case degli, la Total Tv si caratterizza per una stabile e simbiotica convivenza fra broadcasting tradizionale e piattaforme di streaming che puntano sulla flessibilità e la personalizzazione del consumo in assenza del palinsesto. Se sul piano dell’offerta la convivenza fra broadcasting e streaming diventa sempre più marcata ed accessibile grazie alle Smart TV, l’annualità 2022-2023 inizia a settembre con quella che possiamo definire una vera e pro pria cartina di tornasole del nuovo assetto dell’industria. Dal 2 maggio 2022, infatti, Auditel realizza in Italia un fondamentale passo nella direzione della chiarezza e della trasparenza della misurazione consegnata al mercato: lo scorporo dal computo della misurazione generale di tutti quegli ascolti cosiddetti “non riconosciuti”, che non sono cioè attribuibili ad alcuna delle reti lineari censite. Tecnicamente la misurazione dell’ascolto “non riconosciuto” sancisce ufficialmente la nascita della Total TV, ovvero la convivenza sul televisore domestico di consumi che eccedono il broadcasting lineare nato settant’anni prima: si tratta di consumi compositi, che comprendono gli utilizzi di device esterni come consolle di gioco o dvd/blu-ray player, browsing di contenuti online e, ovviamente, gli ascolti riconducili alle piattaforme OTT che non hanno ancora richiesto una misurazione comparabile (dunque, in particolare, tutti gli attori SVOD, come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Paramount+…). Con la partenza dell’annualità dunque, nel settembre del 2022, sono stati resi disponibili da Auditel due panieri di ascolto: quelli del “Totale TV”, ovvero di tutti gli ascolti “riconosciuti” e attribuibili alle reti nazionali generaliste e multichannel, compresi i canali satellitari e a pagamento; e quelli “non riconosciuti”, che danno per la prima volta una misurazione esatta anche delle piattaforme (sebbene senza distinzioni fra singoli player). Per l’intera annualità 2022-23, dunque, è stato possibile misurare i rapporti di forza fra ascolti “riconosciuti” (il broadcasting) e “non riconosciuti”. Come si può osservare dal grafico, l’ascolto “non riconosciuto” oscilla, nell’annualità, da un minimo del 16% dell’ascolto complessivo (a ottobre ’22) a un massimo del 18% (per esempio a dicembre ’22, e poi a gennaio e marzo ’23). Con le sue classiche stagionalità, il broadcasting delle reti tradizionali lineari, così come si è andato definendo dopo la fase di approdo all’ “abbondanza” seguita al “primo switch off ” del 2012, mostra una sostanziale forza resiliente. Settant’anni dopo, il consumo domestico che passa attraverso il televisore (Smart o, ancora, di vecchia generazione) è per oltre l’80% rappresentato dai canali lineari, con un ascolto medio giornaliero (AMR) che oscilla da 7,2 milioni di individui (giugno 2023) a quasi nove milioni di individui (febbraio 2023, in coincidenza con l’iper-consumo del Festival di Sanremo). Nel nuovo scenario andato assestandosi, nel contesto della Total TV caratterizzata dalla convivenza di broadcasting e streaming, la Tv lineare acquisisce lo status di una TV resiliente.

Unscripted: la spina dorsale del broadcasting

Nell’Annuario 2023 si trova, come di consueto, una dettagliata analisi sull’andamento dell’offerta e della produzione unscripted nel corso dell’annualità, che è frutto della ormai consolidata collaborazione fra CeRTA e APA (Associazione Produttori Audiovisivi). L’unscripted – che sarebbe riduttivo confinare al solo “intrattenimento”, ma che comprende una varietà di generi ormai chiaramente classificati secondo lo standard CeRTA, che prova a superare le difficoltà di “codificazione” dei prodotti che avviene, nell’industria, secondo modelli interni a singoli broadcaster e, dunque, difficilmente confrontabili – costituisce la spina dorsale dell’offerta audiovisiva delle reti lineari e, in misura crescente nel corso degli ultimi anni, anche degli operatori OTT. Le ore di prodotto originale unscripted, misurate sul cosiddetto first run (ovvero al netto delle repliche), costituiscono una delle ragioni fondamentali della persistente popolarità e “resilienza” della televisione. L’unscripted svolge infatti innumerevoli funzioni che rappresentano il punto di forza e di attrattività dello schermo domestico lungo varie direttrici: i prodotti di intrattenimento sono in grado di generare “eventi” ma costituiscono, al contempo, il basso continuo “estensivo” (ovvero generativo di coperture estese in termini orari) della programmazione, non solo del prime time: se consideriamo le produzioni originali unscripted delle reti commissioner (ovvero dei canali che realizzano contenuti originali) e anche delle piattaforme OTT, nell’annualità 2022-23 sono state realizzate 17.200 ore di intrattenimento, quasi duemila ore al mese, segno di una particolare vitalità del mezzo in termini di offerta originale.  L’unscripted realizzato per le reti lineari – che registra un incremento del 7% rispetto all’Annuario 2022 – continua dunque a rappresentare il fulcro dell’offerta, sebbene gli investimenti su questo comparto crescano in modo relativo nel corso degli anni. Una “crescita lenta” negli investimenti che sembra riflettersi nella dinamica di incremento dei contenuti rilevata quest’anno: sulle reti lineari, infatti, si segnala una forte ripresa nel numero delle ore prodotte (+7% rispetto alla scorsa annualità), ma un lieve calo nel numero dei titoli (-3%): insomma, all’intrattenimento si chiede di costituire la colonna portante dell’offerta delle reti grazie a un ampliamento delle durate, a (quasi) parità di investimenti. La riduzione del numero di titoli realizzati riguarda in particolare la cosiddetta “produzione interna” ai broadcaster, ovvero quella che non vede coinvolta una società di produzione indipendente. Sul versante della produzione indipendente di intrattenimento i segnali sono invece tutti positivi, a testimonianza della vitalità del rapporto di commissioning: la produzione indipendente unscripted cresce infatti rispetto allo scorso anno sia nel numero di titoli (+4%) sia, soprattutto, nelle ore realizzate in quasi tutte le fasce orarie (+19%), sebbene lo specifico delle case di produzione resti ovviamente il prime time, ove si concentrano i maggiori investimenti (e, naturalmente, le audience più numerose). La produzione indipendente si conferma particolarmente vitale per le reti generaliste, quelle che producono in assoluto più contenuti, anche destinati ai pubblici più ampi (+14% rispetto all’annualità 2021-2022). Un po’ meno positivo appare, invece, lo scenario dell’offerta multichannel, composta da tutte le reti attive nella produzione di contenuto originale oltre alle prime sette reti del LCN (o del telecomando): in questo caso il dato positivo, seppur risicato, riguarda solo le ore realizzate (+2% rispetto alla scorsa annualità), ma non il numero di titoli (che si restringono di un -10%). E veniamo al vero oggetto di attenzione di questi ultimi anni, la produzione originale unscripted delle piattaforme OTT. Sul versante degli streamer sembra acquisita la consapevolezza che solamente il prodotto originale, anche di produzione nazionale, consenta di costruire una relazione durevole con sottoscrittori e, più in generale, spettatori (anche alla luce della maggiore varietà dei modelli di business, che iniziano a includere la raccolta pubblicitaria). L’annualità 2022-2023 segnala, sotto questo punto di vista, un doppio semaforo verde per gli streamer: aumentano sia i titoli destinati alle piattaforme (+22% rispetto alla scorsa annualità) sia le ore di prodotto (+5%), con particolare vitalità della produzione indipendente (+24% nel numero di titoli, +30% nelle ore prodotte). La ragione di questa crescita, che porta l’intrattenimento originale delle piattaforme a raggiungere 355 ore di prodotto nel corso dell’anno, per quasi un centinaio di titoli (96 per la precisione), è duplice. Da un lato, anche quest’anno il panorama dei soggetti attivi nel commissioning è cresciuto: si accendono infatti “nuovi” player, ovvero soggetti che decidono di investire in produzioni originali di intrattenimento, come il neonato Paramount+ e, per la prima volta, Now. C’è poi la costante crescita di soggetti già attivi da alcuni anni, come Amazon Prime Video (+123% rispetto alla stagione precedente) e RaiPlay (per i contenuti digital only, +34%). Il volume orario degli streamer migliora comunque per quasi tutti i player. Certamente, il modello produttivo OTT si differenzia enormemente da quello delle reti lineari, che devono coprire ampie fasce di palinsesto con prodotti molto differenziati dal punto di vista degli investimenti (si oscilla da prodotti unscripted che costano poche decine di migliaia di euro per ora a prodotti dagli investimenti dieci volte più ampi). Sebbene con grande cautela, testimoniata dal volume complessivo che rimane certamente limitato (poco più di 350 ore di intrattenimento originale), la produzione unscripted OTT fa dunque qualche piccolo ma significativo passo in avanti. L’analisi dei generi che sostanziano l’offerta ci permette di comprendere bene la varietà di funzioni svolte dall’unscripted per i diversi modelli che abbiamo citato, che restano piuttosto bene differenziati sul piano quantitativo e qualitativo: le sette reti lineari generaliste, le reti lineari del panorama allargato multichannel, e le piattaforme VOD. Vero protagonista per la sua dinamicità dimostrata in questi anni, il Docu – nelle sue varie declinazioni – esonda dagli spazi delle piattaforme per approdare più decisamente sulle reti generaliste (con una forte crescita in termini di titoli, quasi sessanta). Complessivamente il Docu si conferma il genere “intensivo” per eccellenza: produce oltre duecento titoli, sebbene risulti molto più limitato in termini di ore. Sul piano estensivo, specie per le reti generaliste, dominano i generi in grado di coprire ampie ore del palinsesto: in primis il Talk (oltre 3500 ore di prodotto), l’Infotainment (quasi 3500 ore) e il Magazine (in crescita con oltre tremila ore). L’altra tendenza rilevante riguarda – in una direzione in …

Unscripted: la spina dorsale del broadcasting Leggi altro »

Total Audience: cresce la fruizione digitale sulle piattaforme BVOD

La stagione televisiva 2022-2023 è stata caratterizza da tendenze dei comportamenti di fruizione molto evidenti che potrebbero venir confermate anche nell’immediato futuro: la “resilienza” della TV lineare è stata accompagnata da una forte crescita della fruizione digitale dei broadcaster (rilevata dalla Total Audience) e da una sostanziale stabilità del traffico “non riconosciuto”. Proprio l’analisi del traffico “non riconosciuto” rappresenta dal punto di vista della ricerca la novità più interessante poiché l’osservazione del suo andamento (il primo rilascio dei dati ricordiamo che risale al maggio 2022) ha consentito di cominciare ad illuminare tutto un insieme di fenomeni e, alle volte, anche di cominciare di sfatare una serie di luoghi comuni che iniziavano a sedimentarsi in mancanza di evidenze scientifiche. Nella stagione televisiva 2022-2023 il tempo speso nella fruizione digitale dei contenuti dei broadcaster televisivi è aumentato del 27% (al netto di Dazn che è entrata nel perimetro di misurazione solo a partire da agosto 2022). La crescita della fruizione digital live (ovvero in diretta) è stata più che proporzionale a quella della fruizione VOD e si è ancora di più concentrata nella visione dei cosiddetti Full Content (ovvero puntate/episodi integrali dei programmi messi in onda e non clip o contenuti originali) che ora assorbono l’88% del totale Tempo Speso. Tutti elementi che identificano un consumo digitale sempre più alternativo e non solo complementare rispetto a quello lineare. E la stagione ha fornito più di una testimonianza della portata potenziale del cambiamento in atto: il vero e proprio caso di studio è stato rappresentato dalla terza stagione di Mare Fuori che, coraggiosamente lanciata prima su RaiPlay e poi sulla TV lineare, ha registrato un successo senza precedenti: con 4,3 miliardi di minuti il consumo digitale in termini di Tempo Speso è stato quasi 4 volte superiore a quello lineare che è rimasto stabile rispetto alle stagioni precedenti (l’AMR lineare della terza stagione, cioè, è risultata allineata a quella delle stagioni precedenti). Incrementi significativi si sono tuttavia registrati anche su programmazioni standard, Temptation Island in onda alla conclusione della stagione ha visto un incremento del TTS digital del 21% rispetto a quello lineare e anche prodotti molto tradizionali della Rai come Che Dio ci aiuti o Il Paradiso delle Signore hanno registrato incrementi significativi. In attesa degli ulteriori sviluppi della Total Audience che contribuiranno ad illuminare e valorizzare ancor meglio i consumi digitali sembra opportuno continuare ad approfondire le analisi. È infatti palese che la fruizione digitale per tipologia di utilizzatori, modalità e interazioni con gli schermi continui a differenziarsi da quella televisiva lineare. Focalizzarsi soltanto sull’ 1% o 2% di AMR incrementale medio (valore tra l’altro simile a quello rilevato in altri mercati) basandosi sul calcolo del tempo speso in tutto l’arco della giornata, rischia di sottostimare la reale portata del fenomeno in atto. Se i dati da un lato sembrano confermare la forza dei contenuti “core televisivi” e l’utilizzo delle piattaforme digital da parte dei broadcaster in una logica prevalentemente di catch up tv, dall’altro lasciano intendere che il presidio dei contenuti “short form” è sempre di più appannaggio delle piattaforme. È infatti indiscutibile che l’altro fenomeno rilevante nel mercato del video online sia rappresentato dalla crescita dei consumi di contenuti “short form” generata soprattutto da operatori internazionali. Il consumo di video brevi con smartphone, tablet e pc è infatti esploso durante il periodo pandemico per poi stabilizzarsi ma in termini di tempo speso questo mercato continua ad essere dominato dai player stranieri (YouTube e TikTok su tutti) con una quota complessiva di TTS pari al 92%. Pur comprendendo il bisogno di trovare un equilibrio tra costi (“clippizzazione” dei contenuti e produzioni originali sono onerose) e redditività (molti contenuti brevi e originali dei broadcaster non raggiungono soglie di consumo rilevanti e si “bruciano” molto rapidamente dopo la pubblicazione), si potrebbero sperimentare alleanze distributive con operatori digitali nazionali con reach elevate o nuove iniziative editoriali per cercare di incrementare la presenza dei broadcaster sui contenuti brevi. Emblematica in questo senso è stata l’esperienza di “La7 Intanto” (contenitore di clip d’attualità) che da aprile ha triplicato le visualizzazioni online puntando su contenuti short-form e di natura tipicamente internettiana. Fatte salve le debite differenze dovute alla diversa tipologia di contenuti e del ciclo di vita dei consumi è infatti evidente che, soprattutto per le nuove generazioni, si possono sviluppare forti sinergie tra la fruizione delle due forme (long e short) di formati e che la capacità di profilazione e di erogazione multi-device costituiscono importanti vantaggi competitivi tanto più in un momento in cui cresce l’utilizzo delle TV connesse anche per la visualizzazione dei contenuti brevi.