Un ulteriore indicatore delle trasformazioni che stanno caratterizzando il consumo “convergente” di televisione, giocato cioè fra tradizionale sincronizzazione del palinsesto e flessibilizzazione/personalizzazione del tempo grazie alla distribuzione del contenuto in rete, è dato dal rapporto fra streaming VOD (on demand) e streaming live (ovvero simultaneo alla messa in onda televisiva). Il volume dello streaming cresce progressivamente lungo il tempo, e nella stagione 2020-21 ha i suoi picchi in coincidenza con le due stagioni “di garanzia” di autunno e primavera, mentre la crescita del tempo speso è più rilevante della crescita dei volumi di stream. Ma il punto di maggiore interesse è dato dal fatto che, sul totale del tempo speso, la fruizione live passi da medie mensili che non superano quasi mai il 20% (nella stagione 2019-20) a medie mensili che superano stabilmente il 30% con picchi del 43%. Il periodo della pandemia ha portato a una maggiore diversificazione nelle pratiche d’uso dei device connessi per il consumo di contenuto editoriale audiovisivo. Fra queste pratiche, nel periodo della “nuova normalità” e di “convivenza col virus”, l’attitudine a fruire per maggior tempo di contenuti “lunghi” si sposta anche alla maggiore propensione per una fruizione “in diretta”, che a sua volta si lega alla più ampia disponibilità di banda e di connessione veloce. Anche il consumo live in streaming inizia a essere inserito maggiormente nelle diete mediatiche degli italiani, pur se in misura minoritaria rispetto al consumo non lineare, spesso in modalità catch-up. Il consumo lineare passa infatti da meno di 10 milioni di ore/mese alla fine dell’anno 2019 a oltre 30 milioni di ore/mese nel 2021. Il consumo in streaming, insomma, inizia a mostrare logiche analoghe o simili al consumo televisivo tradizionale, pur mantenendo tutte le sue caratteristiche specifiche (anytime, anywhere, on any device).