Osservando le tendenze che hanno contraddistinto i principali mercati internazionali nella stagione 2020-21, si possono individuare alcune linee di fondo condivise che, con livelli diversi di intensità e tempistiche più o meno accelerate, hanno accomunato i diversi paesi. Il fenomeno più evidente e significativo è la crescita e il consolidamento dell’offerta audiovisiva digital, che prende le forme di servizi AVOD ma soprattutto SVOD (o AD-light), spesso costola on demand di editori lineari interessati a moltiplicare i punti di contatto tra il pubblico e il proprio contenuto attraverso un sistema di finestre ed esclusive tra classico flusso televisivo e pubblicazione online, più raramente esito di operazioni stand-alone di player puramente digitali (come sono per esempio Prime Video e Netflix). Nel periodo oggetto di analisi, i nuovi lanci di servizi digitali sono stati molteplici (si vedano per esempio Peacock, Discovery+, Paramount+, la sezione “Star” all’interno di Disney+ in alcuni selezionati paesi, Pluto TV e vari altri ancora): molto spesso gli Stati Uniti hanno rappresentato il punto di partenza per una successiva distribuzione internazionale multiterritoriale se non globale, alla luce di logiche e strategie diverse per i vari operatori. Un fattore rilevante nel determinare l’approdo delle varie piattaforme nei singoli territori si è dimostrato essere per esempio la disponibilità di pieni diritti di distribuzione sul contenuto proprietario dei player, a volte già vincolato da accordi precedenti (è il caso, per esempio, dell’accordo di output deal tra Sky e HBO nel Regno Unito, che rende meno imminente il lancio di HBO Max nel paese). Mappando la presenza di servizi on demand in modo trasversale a Europa, Stati Uniti e altri mercati emergenti, si può notare come, a differenza dei tradizionali editori lineari che sono caratterizzati molto più spesso da una dimensione nazionale e locale, l’offerta on demand riveli una più fitta presenza di brand globali che localizzano poi la loro offerta attraverso contenuti e campagne marketing dedicate. A questa tendenza ci sono tuttavia significative eccezioni, soprattutto in un mercato OTT avanzato come quello scandinavo, dove l’operatore locale Viaplay costituisce il leader del mercato, trasversalmente alla regione. Oppure i casi di Videoland nei Paesi Bassi e Atresplayer in Spagna. Sul fronte dei paesi emergenti, anche il mercato turco segna un deciso aumento dell’offerta on demand, con un mix di brand globali, con Netflix che a dicembre 2020 supera i 3 milioni di abbonati nel paese e Prime Video che commissiona il primo contenuto original turco nel settembre 2020, e piattaforme locali (Exxen, GAIN, BluTV, belN) basate su una ricca offerta di Drama scripted. Le iniziative digitali puramente locali sono spesso basate sulla logica della joint venture: a servizi già esistenti come Joyn (in Germania) e BritBox (in UK) si aggiunge nella stagione 2020-21 anche Salto in Francia, esito dell’accordo tra i principali editori televisivi nazionali. Aggregazione è un’altra delle parole chiave della stagione, evidente in iniziative esito di nuove strategie di distribuzione del contenuto che vedono diversi player collaborare, come avviene per esempio con gli Amazon Channels “verticali” (lanciati in vari paesi tra USA ed Europa) e con la strategia di Sky Q in UK e Germania. Nello scenario di quella che è, a tutti gli effetti, una streaming war, si individuano anche alcuni fallimenti e rese, come la chiusura, annunciata nell’ottobre 2020, della piattaforma SVOD esclusivamente mobile Quibi, basata su una library di contenuto short form sviluppato per adeguarsi alla verticalità degli schermi di tablet e smartphone. YouTube si conferma il leader dell’offerta AVOD a livello internazionale. Il campo di battaglia non si esaurisce sul fronte delle piattaforme lanciate, ma trova un terreno di conquista importante nei diritti, soprattutto quelli sportivi: la pay TV tradizionale, sempre più in sofferenza, fatica a mantenere la propria posizione di leadership e questa stagione si caratterizza anche per i numerosi accordi siglati da operatori digital, tra cui spiccano Prime Video e DAZN, per guadagnarsi la possibilità di trasmettere in vari paesi europei i più importanti campionati di calcio, tra leghe locali e Champions League, e tornei di tennis. Oltre allo sport, anche il cinema continua a essere cruciale in termini di diritti, con nuovi modelli di finestre, per esempio quello di HBO Max che annuncia nell’estate 2021 un rilascio in piattaforma sincronizzato alla sala cinematografica dei propri film, e iniziative di produzione originale, con Netflix che tra il 2020 e il 2021 ha incrementato in modo esponenziale. Uno dei più evidenti e immediati effetti della streaming war è la sempre maggior rilevanza di contenuto proprietario, utile ad alimentare in modo costante la “fame” di ore fresche delle proprie piattaforme: si spiega in questi termini l’acquisizione da parte di Amazon degli MGM Studios, con il loro catalogo di 4.000 film. Seguendo una tendenza ormai classica dell’economia mediale, l’aumento di scala rappresenta una strategia di resistenza alla pressione della competizione per i gruppi più piccoli e crescita dei maggiori. In questo solco si inserisce l’annuncio della fusione tra WarnerMedia e Discovery, destinato a dar vita a un gruppo mediale globale tra i primi per dimensione e quote di mercato lineari e digitali.